1. La Caduta, Atto sesto: degli opposti sentimenti di Aristarda e Septimo e della congiura.


    Data: 16/12/2022, Categorie: Erotici Racconti Racconti Erotici, Etero Lesbo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... presi a prestito dalle Amazzoni, così più vicini a quelli di Licanes ma come mancanti di una parte senza di essi. L’esistere tra i due mondi, gli usi del Kelreas e quelli di Licanes e dei Cimenei, come fu scritto dal Fondatore durante l’alba dei Romanei. E le cerimonie. L’investitura della maggior età. La complicità, i sorrisi, l’affetto… Septimo si accorse che qualcosa gli scivolava lungo il viso. Acqua? Vino? Si era versato addosso qualcosa? No… Un’infiltrazione sul tetto? No… Eppure… Deve essere acqua. Poi qualcos’altro. Un suono che non ha senso, non lì. Non ora. Eppure sembra così appriopriato. Un singulto scosse Septimo Nero. Le lacrime sul suo viso caddero mute. E il silenzio fu il solo testimone dell’inferno di quell’uomo che osò l’impossibile. -Essere abbandonato…-, sussurrò, -È come essere ucciso e scoprirsi ancora vivo.-.
    
    Aristarda Nera invece passava di letto in letto. I feriti degli scontri recenti erano andati a sommarsi a quelli di Brixiate. Erano due giorni che non dormiva. Aveva marciato e combattuto con i suoi soldati. Aveva ceduto il proprio VTOL per permettere l’evacuazione di diversi feriti verso Madridia e Barcino, ma non era bastato. I feriti erano semplicemente troppi. -Serve altro plasma, qui.-, disse. Controllava le condizioni di un legionario il cui corpo era uno strazio. Ustioni lungo il braccio destro e il sinistro, mozzato all’altezza del gomito, ancora sanguinava. Asciugò la fronte del giovane. Febbre. Un infezione, sicuro. Dovuta alla ...
    ... ritirata protratta, a cure troppo a lungo rimandate. -Mia signora…-, osò dire Vera Nemlia. La comandante della Guardia di Aristarda aveva vegliato al suo fianco, si era battuta al suo fianco. E alcuni dei suoi membri erano morti al suo fianco. -Plasma. Ora. E del bactericida dermosigillante. Ora!-, esclamò Aristarda, i suoi occhi mandavano fuoco. Vera annuì. Si defilò. Aristarda passò dell’acqua al soldato. Lo aiutò a bere. “Quanta morte, quanti morti per la scelleratezza di mio fratello…”, pensò. -Mia signora…-, sussurrò il giovane. -Non parlare. Risparmia le forze. Non é finita.-, disse lei. -Io…-, un ascesso di tosse lo fece tacere. Un sanitarium giunse col plasma. Collegò le flebo e applicò il dermosigillante. -Sarà necessaria una protesi.-, diagnosticò. -Tienilo in vita.-, rispose Aristarda, -È un eroe. Come tutti i presenti.-. Si allontanò dal letto del ferito. Passò al successivo. Ospitava una donna. La pelle era chiara ma l’uniforme, seppur lisa e insanguinata, non lasciava dubbi. -Viragea…-, sussurrò Aristarda. Passò dell’acqua alla giovane che bevve. Era ferita alle gambe. Molteplici colpi di armi energetiche. La destra era ridotta a un moncherino. -Mia signora… Ora cosa faremo?-, chiese. Aristarda si stava facendo la stessa domanda da ore. Da giorni. Ma non osava esprimerla. -Ciò che dobbiamo.-, rispose, -Tu pensa solo a guarire. Presto ti installeremo una protesi. Non temere: avrai modo di tornare a camminare.-, si accorse di stare per piangere. -Mia signora… non é ...
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