1. La Caduta, Atto sesto: degli opposti sentimenti di Aristarda e Septimo e della congiura.


    Data: 16/12/2022, Categorie: Erotici Racconti Racconti Erotici, Etero Lesbo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... dell’Imperator. Entrarono in una delle stanze, già avvinghiati. Con sapienti mosse, Delsia Armisa Peona scoprì il sesso dell’Imperator, già turgido. Si tolse la tunica con un gesto tanto aggraziato da far male. L’Imperator la contemplò nuda. La fece girare. Lei sorrise. Era un copione già noto: lei non doveva abbassare l’Imperator ai preliminari, quelli erano a suo carico. Lei doveva solo esser pronta e accogliente quando lui lo chiedeva. Come in quel momento. Sentì la verga dell’Imperatore contrò il suo ventre, spingere contro la sua intimità, senza ancora però entrare… e fermarsi. Lei spinse contro di lui, invitante, sapendosi desiderata. Niente. -Mio signore?-, chiese. Lui non rispose. Lei ponderò se girarsi a controllare. Septimo era in piedi, il membro che lento si sgonfiava, perdendo turgore. -Vestiti, Delsia. Oggi… non sono in vena. Sebbene credimi, vorrei.-, disse. Lei esitò. Era colpa sua? L’aveva in qualche modo deluso? No… Eppure… -Mio signore?-, osò chiedere. Septimo la fece alzare. -Vattene sinché non ti chiamerò.-, disse. Le ficcò in mano le vesti e la fece uscire. Rapidamente, la cortigiana si avvolse nelle vesti. Mai, mai l’Imperator l’aveva tratta così. Cos’era accaduto? Uscì e tornò ai suoi alloggi domandandoselo. Septimo rimase fermo nella stanza, ricomponendosi lentamente. I mobili erano stati cambiati, la stanza riconsacrata da alcuni sacerdoti, ma ancora sentiva, ancora sapeva. Non poteva dimenticare. Mai. Era lì che lui aveva posseduto sua sorella. ...
    ... Era lì che lui aveva lordato l’Impero. Era lì che aveva perso tutti coloro che lo avevano davvero amato. Quella vergogna lo trafiggeva come una spada nei momenti più quieti, affondandogli dentro sino a un punto che neppure l’orgoglio di essere l’Imperator poteva raggiungere. In quei momenti, Septimo Nero, Imperator in Roma, si sentiva perso, totalmente. Se non avesse fatto quel gesto, se non avesse fatto uccidere Socrax, forse, forse!, Aristarda avrebbe compreso, forse avrebbero potuto persino trattare, se non da fratello e sorella, almeno da pari. E forse, lei avrebbe abdicato alle sue assurde pretese. Lei! Lei che mai si era piegata! Lei che si era concessa a Proximo Lario e non a suo fratello! -Proximo…-, grugnì l’Imperator. Alzò il gioiello che aveva strappato al Legato. Un semplice ornamento. Una collana di poco, pochissimo valore. Un pegno di Aristarda. -Maledetto…-, sibilò. La rabbia montò dentro di lui, dirompente. -Maledetto!-, ruggì. Un servo si affacciò. -Mio signore?-, osò chiedere. L’Imperator lo fissò con tale furia che l’uomo non ebbe bisogno di ordini: si ritirò spontaneamente. Septimo crollò a terra, in ginocchio, nella posizione che i monaci Zen-Shura avevano chiamato Saizan. -Maledetto…-, strinse i pugni, ma la rabbia lasciò il posto ad altro. Ai ricordi. Lui e Aristarda bambini, poi ragazzi, giochi, conversazioni, Dursilla, la sorella che poi sarebbe stata Vestale della Dea del Kelreas che danzava leggiadra al ritmo di strumenti a fiato e percussioni, riti ...
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