1. La Caduta, Atto sesto: degli opposti sentimenti di Aristarda e Septimo e della congiura.


    Data: 16/12/2022, Categorie: Erotici Racconti Racconti Erotici, Etero Lesbo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... importante… Le braccia le ho ancora. L’arco si può ancora tendere. E io ho un’ottima mira.-, sorrise la ferita. Il viso di Aristarda si sciolse in un sorriso. -Sono fiera di poter contare su gente come te.-, disse. Accarezzò piano la guancia della ragazza. Lei sorrise. Aristarda andò oltre. Fermò un medico. -Abbiamo altre protesi?-, chiese. -Mia signora… stiamo finendo tutto. Plasma, protesi, bende, anestetici, tutto.-, l’espressione del medico era tesa, allo stremo, e sofferente. Come l’Imperatrix stessa. -Manderò dei mezzi a Madridia e a Barcino. Ci procureremo ciò che ci serve. Cerca di far riposare chi può, fosse anche per poco tempo. Dobbiamo salvarli, dobbiamo.-, disse lei. -Signora…-, iniziò il medico. Esitò. -Parla.-, disse lei. -Molti di coloro per cui ci stiamo affaticando non supereranno la notte. Io…-, prese un respiro, -Io credo che dovremmo decidere chi salvare. Perché l’alternativa é perdere un sacco di risorse e di gente che potrebbe essere salvata per cercare di tenere in vita tutti.-. Aristarda tacque. Rimase zitta per un lungo, lunghissimo istante. Nella mente le passarono i volti dei morti. I loro visi erano un memento, così come quelli dei feriti visitati. Si concesse uno sguardo alla corsia. L’intero stabile era stato una fattoria, ora era un lebbrosario, la retrovia di un esercito sconfitto, seppur ancora fiero. “Quanti di loro?”, si chiese, “Quanti di loro moriranno?”. -Mia signora.-, sentì la mano del medico scuoterla. Vera si fece avanti, attenta, ...
    ... per punire quell’atto ma un cenno di Aristarda la fermò. Non era il momento. -Riesci a valutare con sicurezza chi può essere salvato e chi non?-, chiese. Il medico annuì. -La responsabilità non ricadrà su di te.-, lo assicurò lei, -Fai ciò che va fatto.-. Lui annuì. Lei si avvicinò a un altro letto. Su questo giaceva un giovane. Un carrista. Era messo male: il corpo era un amalgama di lacerazioni e ustioni. Gli Apotecarii erano chiari. Vivo, ma in stato comatoso, ferite multiple, possibili traumi di altro tipo ancora da diagnosticare. Aristarda annuì. Lesse il nome del giovane dal bracciale su cui era inciso. -Lemarteus.-, sussurrò, -Possa tu trovare pace.-. Sfilò il pugnale e colpì, come già aveva fatto durante l’ultima battaglia. La lama trapssò il cuore. I segni vitali del giovane ebbero un ultimo guizzo poi si azzerarono. -Mia signora… voi dovete riposare.-, disse Vera. -Non esiste. Devo… devo aiutarli.-, rispose Aristarda Nera. Svellò il pugnale dal corpo e lo ripulì, rinfoderandolo, -Tutti stanno facendo la loro parte.-. -Mia signora, voi vi state logorando.-, replicò Vera. L’Imperatrix la fissò, sorpresa. Erano amiche, ottime, avevano anche fatto sesso assieme o con terzi, donandosi piacere senza riguardo per il rango, ma mai, mai Vera si era permessa una simile opinione. -Voi dovete riposare. Capisco che siete affranta, arrabbiata. Lo capisco. Ma collassare in preda alla stanchezza non vi sarà di aiuto alcuno.-, disse la guardia. -Devo farlo! Sono andati a morire per ...
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