1. Perdiamoci di vista


    Data: 05/12/2022, Categorie: Etero Autore: fabioGT, Fonte: EroticiRacconti

    ... dei perdenti; non ho mai digerito questa schietta verità. Preferisco pensare che chi arriva secondo, piuttosto, sia l'ultimo ad arrendersi. E presto mi sarei arreso pure io, va bene, ma mi restava ancora una cosa da fare. Ma per realizzarla dovevo rivederla ancora una volta.
    
    Come fare? Facile: quando era andata farsi la doccia, e poco prima di perdere i sensi, avevo rovistato tra i suoi vestiti, alla ricerca di un documento. Ne avevo pescato la carta d'identità, così potei appropriarmi del dato sensibile che mi interessava, e cioè il suo indirizzo. Che mi impressi a memoria. Per poi riadagiare vestiti e documenti al loro posto. Dopodiché ero precipitato nel coma profondo di un orso in letargo.
    
    Non affrettai i tempi. Era giusto aspettare che il ferro si raffreddasse. Poi potevo tentare la sortita.
    
    Come un poliziotto in un appostamento, qualche settimana dopo presi a bazzicare lungo la via dove risiedeva Sofia. Cercando ovviamente di non dare nell'occhio. Sono una persona paziente, flemmatica, a volte persino troppo, e non patii il tedio durante le lunghe ore di attesa infruttuosa. Essendo metà luglio, poi, nessun problema relativo a freddo e intemperie, e per fortuna l'incombente canicola urbana non si era ancora insediata.
    
    La avvistai per la prima volta dopo un paio di giorni. Io ero irriconoscibile. Barba lunga, folta e pennellata di un nero improbabile, occhialoni da sole con lenti a specchio, berretto sportivo da tifoso yankee. Certo, se ci fossimo incrociati a ...
    ... tu per tu mi avrebbe riconosciuto di sicuro, ma feci in modo di mimetizzarmi tra gli altri passanti, evitando il contatto diretto. In quell'occasione Sofia era da sola, e quindi preferivo tenermi a debita distanza. Non volevo che pensasse fossi diventato uno stalker in erba. Per carità, mai nella vita.
    
    Manco a dirlo, era un vero portento. Riecco i tacchi alti, l'immancabile minigonna, l'imprescindibile camicetta, anche se stavolta di un grigio scuro. Persino a trenta metri di distanza potei ammirare lo sballonzolio dei suoi seni a ogni falcata. Tutti a scrutarla, bocche spalancate, desiderandola come la desideravo io. La pedinai per un breve tratto, gli occhi inchiodati sul BumBum ondeggiante, per poi lasciarla proseguire da sola, ovunque fosse diretta.
    
    Non avevo il diritto di palesarmi, o rivolgerle la parola, o peggio ancora di turbarla in qualche modo. Era come sbavare di fronte a una gran gnocca al cinema o alla TV. Immagini a due dimensioni, impalpabili e irraggiungibili. Di quelle soubrette conosciute da chiunque, persino dai gatti randagi. Però loro non conoscevano "noi" comuni mortali. E vivevano benissimo così. Dive che non avevano bisogno di conoscere gente anonima, umile, perdente e dimessa, categoria della quale ero un fulgido esempio.
    
    L'occasione propizia capitò tre giorni dopo. Come al solito ciondolavo nei pressi del suo palazzo di primo mattino, e non dovetti attendere più di tanto. Alle nove precise Sofia uscì per strada, e stavolta non era sola. La ...
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