1. Perdiamoci di vista


    Data: 05/12/2022, Categorie: Etero Autore: fabioGT, Fonte: EroticiRacconti

    ... perennemente su quei seni così accoglienti. Una figuraccia da dodicenne alle prime esperienze masturbatorie, non c'è che dire. Piegai le ginocchia e sarei sicuramente stramazzato lungo disteso se Sofia non mi avesse stretto a sè, impedendomi di farmi male. Eh sì, perché in tutto quel tempo eravamo rimasti in piedi, principalmente a causa mia, talmente allupato da non aspettare nemmeno di distenderci nel letto a due piazze in fondo alla stanza. Mi crogiolai sulle sue braccia e sul piacere che rapidamente scemava, incampace di proferire parole o pensieri, finché fu lei a proporre un break.
    
    "Ci facciamo una doccia, ok? Farà bene a tutti e due", suggerì col suo sorriso sbarazzino, tenero e perennemente sexy. Annuii con riconoscenza. Sì, la doccia era un'ottima idea. Del resto la notte non era ancora iniziata e si annunciava piuttosto duratura.
    
    Sotto il getto del'acqua calda ma non bollente ci lavammo a vicenda, a lungo, senza fretta, spesso guardandoci negli occhi senza dirci nulla, sghignazzandondo per ogni sciocchezza che ci veniva fuori. Lei si stupì della mia magrezza, mentre io non potei non apprezzare la forma marmorea di un fondoschiena da palati fini, degno della nota tradizione brasiliana, il cosiddetto "BumBum". Poco da eccepire. Avevo la fortuna e il previlegio di dividere la doccia con una donna priva di qualsiasi difetto estetico. Un vero gaudio schiaffeggiare quei due vibranti glutei, tra schizzi di docciaschiuma e rigagnoli di acqua calda. Il BumBum era da ...
    ... sempre un suo punto debole, me lo aveva confessato da tempo; debolezza che feci anche mia, nel senso che adesso Sofia non era solo un paio di tette stratosferiche in un fisico da pin-up, ma anche un culo della Madonna.
    
    Ci decidemmo a uscire dalla doccia solo per causa di forza maggiore: avevamo consumato tutta l'acqua calda. Gli asciugamani non mancavano, e anche in questo caso l'uno asciugava l'altra, e viceversa. Ricordo che sparai una quantità industriale di battute da quattro soldi, che lei sembrò apprezzare, regalandomi squillanti risate e commenti spensierati. Poi ci accorgemmo di essere affamati, e ordinammo due pizze e due bibite per telefono. Senza togliere piede da quella magica camera d'albergo. Le pizze placarono il nostro appetito e le lattine di coca ci dissetarono a sufficienza, ma non spensero il fuoco che covavamo entrambi fin da quando ci eravamo scambiati la stretta di mano qualche ora prima.
    
    Così cominciò la seconda parte del match. La più intensa, la più spossante, la più appagante ma anche la più disperata.
    
    Giusto il tempo di liberarci nuovamente degli abiti, ed ecco che la trascinai sul letto. Facemmo di tutto, senza pudore, vergogna, omissioni o reticenze. Munsi quelle tettone sino a che la tendinite cronica che avevo ai polsi non chiese pietà. La presi da davanti, da dietro, a tratti con dolcezza ma più spesso con rudezza primitiva, che non ammetteva dinieghi. Stavolta mi rivelai un amante affidabile, poiché conservai a lungo una notevole ...
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