1. Perdiamoci di vista


    Data: 05/12/2022, Categorie: Etero Autore: fabioGT, Fonte: EroticiRacconti

    ... doveva farlo lei. Così si portò le mani dietro la schiena e sganciò il reggiseno. Un attimo e... tac! se lo sfilò. Liberate di colpo dall'oppressione, quelle due meraviglie sballonzolarono gaie sotto i miei occhi. Talmente perfette che sentenziai che mai più avrei potuto ammirare di meglio, neanche campando cent'anni.
    
    A dispetto delle quaranta primavere, stavano su magicamente. Più tondeggianti che a pera, erano punteggiate da due capezzoli turgidi, rosei, le punte erette e sensibili a qualsiasi condizionamento esterno. Persino le loro dimensioni erano sublimi. Areole larghe ma non troppo, proporzionate alle dimensioni dei seni; seni che nel frattempo erano in pieno apice espansivo, con mia piena e compiaciuta estasi.
    
    Fin troppo facile indovinare cosa avvenne subito dopo. Come un naufrago che torna dopo mesi di stenti, o come uno sventurato migrante che intravede un'oasi nel deserto rovente, le presi d'assalto come non ci fosse un domani. Le mie mani aperte su di loro, lasciando i capezzoli scoperti affinché la mia lingua e la mia bocca potessero cibarsene a sazietà.
    
    Glieli leccai, baciai, ciucciai; glieli mordicchiai, glieli strinsi con le dita, glieli tirai, glieli spinsi, glieli aspirai... A volte tentai di infilarmeli entrambi in bocca, ma dovetti rinunciare perché troppo squisitamente ampi.
    
    Per non parlare del resto delle mammelle. Le palpai, le massaggiai, le munsi, le unii, le separai, le feci sballottolare, dondolare, saltellare...
    
    E sempre col mio ...
    ... viso a portata di tiro. Volevo che quei due seni da urlo occupassero il mio intero campo visivo. Bramavo solo le sue tettone e nient'altro, anche se di tanto in tanto quelle labbra lubriche, sfrontate, provocanti reclamavano la loro parte, e non mi feci pregare. Le baciavo, le rendevo ostagge tra le mie, le aspiravo, poi incrociavamo le nostre lingue sinuose, calde, liquide e avide, fino a rubarci il respiro a vicenda. E mai staccavo le mie mani da quelle mammellone da vacca gravida, per timore che svanissero di colpo e mi ritrovassi con un pugno di mosche, vittima di un sogno paradisiaco ma atrocemente ingannevole.
    
    C'era solo un modo per placare la mia ferina irruenza, e Sofia lo mise in pratica dopo lunghi minuti di resistenza passiva ma non troppo. Mi infilò la mano destra nei jeans, la intrufolò dentro i boxer e afferrò con decisione un cazzo che mai come allora si era così indurito. Un cazzo che aveva raggiunto il parossismo della sua erezione a dispetto del mezzo secolo suonato, come se di colpo mi fossi levato di dosso tre decenni abbondanti. L'età nella quale gli anni scorrono sempre più veloci, diminuendo progressivamente quelli che ti restano ma facendoti cumulare rimorsi e rimpianti a ripetizione. La sapiente e calcolata stretta della mia amica tettona ottenne i risultati prefissati fin troppo presto. Dopo un minuto il piacere liquido esplose con intensità inaudita, al punto che cacciai un urlo soffocato, il fiato mozzato, le movenze paralizzate di botto, il viso ...
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