1. Jessica cerca aiuto


    Data: 26/04/2022, Categorie: Lesbo Autore: robertelle, Fonte: EroticiRacconti

    ... Le offrii dei cioccolatini ripieni, di quelli di sapori un po’ strani che si tengono in posti strategici proprio per le visite. Ne prese un paio e alla fine aveva gli angoli delle labbra macchiati di cioccolata. “Guarda hai le labbra sporche, aspetta” e col pollice le pulii piano un angolo della bocca . “…Devi essere dolce” le dissi - e il mio battito salì - ridendo le diedi un bacino sull’altro angolo. Lo interpretò come un gesto materno, mi abbracciò leggermente stringendosi un po’ a me. La cosa finì lì, mi raccontò altro di sé e delle sue aspirazioni. Mi parlò del padre che adesso stava sulle sue, del fatto che non avevano molti soldi. In certi momenti era più grande della sua età, e subito dopo sembrava una bambina. Alla fine della mattinata, quando mi salutò e ci baciammo sulle guance, mi aveva conquistata.
    
    Nella mia solitudine era penetrata facilmente. Devo dirlo, come il cucciolo di un animale.
    
    Devo stare attenta, devo stare attenta, devo stare attenta, mi ripetevo come un mantra.
    
    Dalla mia mente l’eccitazione era volata come una freccia di fuoco nella fica, andai in camera, presi il mio piccolo bulbo elettrico, mi stesi sul letto a cosce aperte, lo accesi, lentamente lo infilai... In attesa, avvertii il leggero ronzio che annunciava l’ingresso nel giardino delle delizie, iniziai a fregare con la sinistra la clito e a battere piano le labbra, mi girai sul fianco sollecitando con il medio della destra l’apertura dello sfintere e finalmente iniziai a ...
    ... godere...
    
    Per tre settimane non la sentii più, mi sembrava d’essermela tolta dalla testa, ero ritornata tranquillamente nel lavoro sia in sede, che in tribunale. Arrivò l’autunno e mi programmai un bel fine settimana a Ginevra. Il sabato pomeriggio sarei stata con le “sorority” della confraternita, per una rimpatriata che speravo memorabile. Venerdì lavorai fino all’ora di cena per avere il lunedì libero.
    
    Arrivai a casa alle otto, stavo per entrare, quando sentii qualcuno che scendeva le scale: “Sono ore che l’aspetto”, disse Jessica C., la feci entrare, si girò verso di me e vidi che stava piangendo. La presi tra le braccia, sentivo il suo calore penetrarmi, lei chiuse gli occhi, le diedi piccoli baci sulle palpebre chiuse, “Non piangere, dai non piangere…” (le accarezzai il viso) “Non c’è nulla che non s’aggiusta” (Le mia labbra accarezzarono le sue) “Cos’è successo, dimmi cos’è successo…”. Smise di piangere e si strinse forte a me in silenzio, mi baciò con gratitudine, come si bacia una mamma. Si tranquillizzò. Mi raccontò che suo padre era tornato a provarci ed era pure bevuto.
    
    Poi mi chiese di fermarsi a casa mia.”E tuo padre?”. “Gli telefono che resto a dormire da Luisa…ci è abituato”. Entrammo nel soggiorno, tirò fuori il Wuaway e chiamò il padre. Come riattaccò, aprii il cassetto e il sistema di registrazione si attivò. “Ma tu perché sei venuta da me alle otto di sera del 23 ottobre?”. Era interdetta: “Ma perché non sapevo dove andare… sono preoccupata”. “Potresti ...
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