1. Il collegio (settimo capitolo)


    Data: 02/10/2017, Categorie: Prime Esperienze Autore: Alba17, Fonte: EroticiRacconti

    ... bene. Non può prendersela con te. E poi stai parlando a nome di tutti”.
    
    In quel momento il professore rientrò. Tutti si sedettero ai loro posti.
    
    “Allora avete preso una decisione?” - ci chiese.
    
    Mi alzai in piedi e, mettendocela tutta, espressi il pensiero negativo di tutta la classe, spiegando i motivi del perché non potevamo permetterci di fare un corso di tedesco in più. Feci leva di più sul fatto economico, senza entrare nel merito del comportamento illecito del professore.
    
    Una volta esposto il nostro pensiero, mi sedetti e non sentii quello che diceva il professore.
    
    “Oddio, Giò - mi disse Anila - ci ha chiamati montanari”.
    
    Mi alzai in piedi come una molla:
    
    “Chi è montanaro, prof?” - gli domandai arrabbiata.
    
    “Chi non vuole lavorare!” - mi rispose lui con disprezzo.
    
    “Ah … e il capo è lei, vero prof?”
    
    In quel momento avrei voluto mordermi la lingua per non aver pronunciato quelle parole. L’avrei spezzata a metà, porca miseria! Anche a costo di subire un atroce dolore. Avrei voluto tornare indietro per non dirle, ma ormai il danno era fatto.
    
    Guardavo il professore con sguardo da tigre. L’avrei sbranato.
    
    Lui si calmò subito. Impassibile, prese il registro e con la penna stilografica in mano la puntò sul mio nome “Giò Bena. Interrogata, alla lavagna”.
    
    La rabbia mi stava montando dentro. Volevo insultarlo, umiliarlo, offenderlo, morderlo, picchiarlo... Non ero capace più di parlare. Capii che stava mettendo in pratica subito la vendetta, ...
    ... molto prima di quanto me lo aspettavo o me lo immaginavo io. Senza alzarmi nemmeno dal banco, gli risposi guardandolo negli occhi con odio: “Non ho studiato”.
    
    “Quattro”.- mi disse mentre, tutto compiaciuto, annotava il voto sul registro.
    
    Misi le mani in faccia per nascondere le lacrime che volevano uscire. Troppo orgogliosa per dargli quella soddisfazione. Per fortuna il campanello segnalò la fine di quella lezione e della giornata a scuola.
    
    Poi il solito rituale: mensa, un giretto di un paio d’ore, aula studio, di nuovo riposino, cena e letto.
    
    Di solito, quando ho un problema, mi chiudo in me stessa. Fuggo dalla gente, voglio isolarmi per trovare una soluzione. Così feci pure quel giorno. Uscii fuori da sola.
    
    Alla sera, Brikena mi chiese dove fossi stata e con chi... Non le risposi. Poi mi raccontò che era venuta in camera nostra Anila a cercarmi. Le dissi che non avevo voglia di parlare. Che quella giornata era da dimenticare. Ci mettemmo a letto. Mentre le altre dormivano di brutto, i miei pensieri mi tenevano sveglia. Ero preoccupata. La questione con il professore mi avrebbe creato problemi. Conoscendomi, non avrei abbassato la testa. Troppo orgogliosa per concedergli scuse non sentite.
    
    Se però la mia media andava sotto l’otto, addio borsa di studio. Questo pensavo mentre stavo a letto, senza girarmi per non svegliare Brikena. Se avessi potuto, avrei fatto una bella corsa di notte e per un po’ sarei scappata dalle preoccupazioni che mi stavano divorando. ...