Il fumo uccide
Data: 21/07/2021,
Categorie:
Cuckold
Etero
Autore: esperia, Fonte: RaccontiMilu
... Davvero? Ci hai pensato bene? Vuoi me e non il tuo giovane amante?
– Assolutamente sì! Non l’ho più visto, l’ho già dimenticato…
Era brava davvero a recitare. Ma non abbastanza. Ogni volta che mentiva si metteva a tormentare la sua vera matrimoniale e anche stavolta la fece roteare intorno all’anulare.
– Esco un momento. Devo pensare. Ci vediamo dopo.
– Aspetta! E’ quasi pronta la cena!
– Tienimela al caldo. Cenerò al mio ritorno.
Camminai furiosamente per tutto il quartiere. Arrivai fino al nuovo centro, alla nuovissima piazza Gae Aulenti e alle sue architetture futuristiche non lontane dalla Stazione Garibaldi. Entrai in un caffè in corso Como e ordinai un aperitivo, circondato da modelle e calciatori. Riconobbi Maldini (vabbe’. Ex calciatore…), ma niente mi consolava dalla consapevolezza che il mio matrimonio era al capolinea, nemmeno il capitano (o ex capitano) della mia squadra del cuore.
Tornai a casa con due Campari nello stomaco e venticinque euro in meno in tasca. Fede mi guardò con tenerezza e mi mise una mano sulla spalla.
– Hai potuto pensare? – Annuii.
– Alle volte mi piacerebbe sapere cosa ti passa per la testa…
– No, Fede. Non ti piacerebbe saperlo.
Cenai da solo e me ne tornai nella stanza di Alessio.
La mattina seguente l’avvocato della ditta mi diede il nome di una sua collega specializzata in separazioni e divorzi. La chiamai e mi fissò un appuntamento per le dodici e trenta quello stesso giorno, nel suo studio in ...
... via Carducci.
Quando arrivai la segretaria si scusò e mi pregò di aspettare qualche minuto perché la dottoressa non aveva ancora terminato con l’appuntamento precedente al mio.
Mi accomodai nella sala d’aspetto al secondo piano e cercai il modo di passare il tempo.
Guardai fuori dalla finestra che dava sulla via Carducci. Sotto di me stava lo storico bar Magenta e lo vidi pieno di studenti. Mi resi conto di non aver collegato il fatto che l’Università Cattolica fosse proprio dietro l’angolo, a non più di 200 metri.
In quel momento vidi un gruppo di sei ragazzi avvicinarsi al bar, sicuramente per un panino all’intervallo di pranzo. O meglio: cinque ragazzi (tre maschi e due femmine) e mia moglie.
Federica appariva radiosa, sovreccitata, elettrizzata. Rideva come una ragazzina, si prendeva a braccetto scherzosa con le altre ragazze, al punto che feci fatica a riconoscerla: quegli atteggiamenti non erano certo i suoi abituali.
L’avvocatessa uscì un momento ad annunciarmi che purtroppo erano sopravvenuti dei contrattempi e quel giorno non avrebbe potuto ricevermi. Mi chiese di fissare un nuovo incontro con la segretaria. Si scusò in tutti i modi, ma a quel punto salutai quell’appuntamento bucato come una opportunità.
Scesi in strada e mi sedetti sul sedile della fermata dell’autobus, confuso tra la folla, in modo di tenere d’occhio l’uscita del bar.
Dopo circa mezz’ora la vidi uscire sola e dirigersi a passo spedito verso l’università. Cominciava a piovere ...