1. EST-CE QUE TU M’AIMES?


    Data: 12/06/2021, Categorie: Etero Autore: cucciolo56, Fonte: RaccontiMilu

    ... uscire per affrontare il mio primo giorno da lavoratore dipendente.
    
    Non ero per nulla in ansia. Se volevo farmela venire, l’ansia, dovevo pensare a come sarebbe stata la mia vita senza di lei, cosa che in pochi giorni avrei scoperto. Io a Roma, lei a Montreal.
    
    Ma cercavo di non pensarci, mi aggrappavo a quella specie di promessa che ci eravamo fatti: ‘Posso sempre tornare’.
    
    Mi feci una rapida doccia e tornai in camera a vestirmi, scelsi un vestito elegante (l’unico estivo che avevo). La sentivo che si lavava i denti in bagno.
    
    Entrò in camera trovandomi in boxer e camicia, prese un cuscino dal letto e lo gettò ai miei piedi, inginocchiandocisi sopra.
    
    – Ora ti succhio il cazzo, poi vai.
    
    Non era nemmeno una domanda, era un’affermazione.
    
    – Nathalie, non so se’ – non riuscii a terminare la frase. Sentii il fresco della sua bocca sul mio pisello moscio.
    
    Non avrei voluto dirle che non era il caso, che non c’era tempo. Tempo ce n’era, in realtà.
    
    Avrei piuttosto voluto dirle che non sapevo se ce l’avrei fatta, dopo la notte passata a scopare.
    
    La sua bocca però vinse. La sua voglia vinse. Mi sentii irrigidire dentro di lei, tra le sue labbra.
    
    Ero convinto che non sarei venuto in quel modo, e invece anche in questo mi sbagliavo. Dopo qualche minuto le afferrai la testa con le mani e iniziai a chiavargliela, lei mi lasciò fare e accolse con gioia quel poco di seme che ancora mi restava da darle. Mi sentivo piacevolmente distrutto. Nathalie alzò gli occhi ...
    ... verso di me con un sorriso, ci guardammo intensamente per lunghi secondi.
    
    Nei giorni seguenti sembrammo quasi una coppia sposata. Io uscivo la mattina sapendo, dopo il primo giorno, che per almeno un paio di settimane non avrei dovuto fare altro che fare pratica del posto, conoscere le poche persone presenti in azienda.
    
    Lei faceva la turista solitaria. A volte se era in zona pranzavamo insieme. Una volta passò persino a prendermi al lavoro. Nella seconda metà del pomeriggio e la sera ci godevamo lo splendore di una Roma ancora deserta.
    
    Il sesso con lei era qualcosa di fantastico. Ci prendevamo a vicenda, ci possedevamo in tutti i modi. Ognuno dei due esaudiva, quando non anticipava, le voglie dell’altro. Qualunque esse fossero.
    
    Le dissi che mi sarebbe piaciuto tornare sul Gianicolo di notte e incularla avendo sotto di noi le luci della città. E lei accettò, anche se una volta giunti lì non potemmo fare nulla: troppa gente aveva occupato quel luogo che era stato comunque qualche giorno prima l’oggetto di una sua fantasia sessuale e in quel momento della mia.
    
    Tornati a casa, per la prima e unica volta lasciai che una ragazza mi legasse al letto e disponesse di me. Con lei potevo farlo, anche se mi è sempre piaciuto essere io a condurre il gioco.
    
    Tutto questo finì il giorno prima della sua partenza.
    
    L’ultima cena con lei fu di un languore straziante, l’ultima notte con lei fu sesso disperato, violento, a farci male e a consolarci.
    
    Il viaggio in macchina ...