1. L’unico su cui posso contare


    Data: 29/03/2021, Categorie: Incesti Autore: mimma_goose, Fonte: RaccontiMilu

    ... Stefano si avventurò sul mio seno, mentre non smettevamo di baciarci. Mi accarezzava dolcemente il seno e i miei capezzoli divennero immediatamente turgidi.
    
    Iniziavo anche a sentire il suo membro diventare duro sul mio fianco.
    
    La sua mano si spostò verso il basso. Lentamente si infilò nelle mie mutandine. Iniziò a far scorrere delicatamente e sapientemente il dito medio su e giù lungo la mia fessura calda e morbida. Il mio ansimare aumentò, mentre le nostre lingue danzavano una con l’altra.
    
    Stefano si staccò da me, ma le sue dita scivolavano sulla fessura e mi affondarono dentro. Poi d’improvviso si fermò.
    
    — Emilia… tu sei…
    
    — Sì, Stefano. Sono ancora vergine. Non sono mai stata con nessuno.
    
    Mi sorrise di nuovo. Il più splendido dei suoi dolci sorrisi… che gli illuminava il suo bellissimo viso.
    
    Ritornò a baciarmi, mentre la sua mano non smetteva di muoversi sul mio sesso. Mi toccava delicatamente e un dito a volte mi entrava dentro.
    
    Un’altra parte di lui, decisamente più dura, continuava a strusciarsi contro il mio fianco. Lo sentivo durissimo anche attraverso i pantaloni della tuta.
    
    Ma volevo di più…
    
    Con la mano libera mi sollevai la maglia fin sotto le ascelle e poi sollevai la sua. Il contatto con la sua pelle mi fece eccitare ancora di più.
    
    L’eccitazione prese il sopravvento sulle nostre coscienze. Non so come riuscii ad abbassargli i pantaloni sulle cosce e presi a muovere la mia mano su e giù come avevo visto fare in un filmato porno, da ...
    ... sopra le mutande.
    
    Stefano continuava a baciarmi, con più decisione, con più forza. Poi si bloccò contro il mio fianco e sentii bagnarmi la mano.
    
    Ripresosi, lentamente continuò ad accarezzarmi il sesso fino a farmi venire solo con le dita.
    
    Tutto finì lì, ma la sua mano era sul mio seno nudo e le sue dita erano ancora umide dei miei umori. Avevo ancora la maglia tirata su.
    
    Mi baciò dietro l’orecchio.
    
    — Grazie sorellina — si sussurrò. — Ti voglio bene, non scordalo mai — mentre con la mano non smetteva di accarezzarmi il seno e la pancia.
    
    Da quella sera il nostro rapporto era cambiato.
    
    Per qualche giorno non accadde nulla di più. Al termine della giornata ci masturbavamo a vicenda, quasi timorosi di fare il passo che avrebbe cambiato la nostra intera esistenza.
    
    Dormivamo nella stessa stanza, perché l’appartamento era veramente piccolo, ma ognuno aveva il suo letto. C’era una sola camera, un bagno ed il soggiorno con l’angolo cottura.
    
    Era notte fonda. Feci di nuovo lo stesso sogno. Ogni notte sognavo lui che si allontanava da me ed io lo chiamavo per farlo tornare indietro. E mi svegliavo sempre con la medesima sensazione di abbandono. Mi voltai a guardarlo. Non so come riuscisse a dormire senza fare sogni di quel tipo. Dal giorno in cui erano morti i nostri genitori, a me capitava sempre. Quel senso di abbandono non mi passava mai.
    
    Mi alzai e mi infilai nel suo letto. Si stesi accanto a lui, appoggiando la schiena al suo corpo. Subito un braccio mi ...
«1234...9»