1. L’unico su cui posso contare


    Data: 29/03/2021, Categorie: Incesti Autore: mimma_goose, Fonte: RaccontiMilu

    ... avevamo attinto ai soldi ricevuti dal risarcimento.
    
    Vivevamo insieme da quasi un anno, ormai, quando capitò quella cosa.
    
    Avevamo appena finito di cenare ed eravamo sul divano a guardare la tv. Fortunatamente ci piaceva vedere lo stesso tipo di programmi, per cui non litigavamo mai per quel motivo. Anzi, non avevamo mai avuto litigi seri. Solo qualche stupido battibecco che uno “scusa” non potesse appianare.
    
    Insomma eravamo lì, sdraiati ai due opposti del divano, con una leggera coperta a coprirci. Non era ancora arrivato il freddo che ti costringeva ad accendere il riscaldamento, ma quella sera in particolare era particolarmente fredda.
    
    Mi tenevo la coperta sulle gambe, ma sentivo freddo ugualmente. Perciò mi avvicinai a Stefano e gli chiesi se potevo mi sdraiare con lui. Acconsentì.
    
    Mi sdraiai davanti a lui, appoggiandomi al suo corpo. Ci coprimmo entrambi con la coperta. Il calore che proveniva dal suo corpo era la cosa più bella che mi era mai capitato di sentire.
    
    Mi riscaldava il corpo e l’anima. Andò a finire che mi assopii.
    
    Mi risvegliai qualche ora dopo. Anche lui si era addormentato, con una mano infilata sotto la maglia e dolcemente appoggiata alla mia pancia. Il calore che emanava da quella mano mi riscaldava tutta.
    
    Girai la testa per guardarlo. Era bellissimo… I suoi tratti erano ingentiliti dal sonno e un leggero sorriso gli spuntava sulle labbra, di tanto in tanto. Il suo lungo ciuffo gli cadeva sugli occhi chiusi.
    
    Quando mi girai ...
    ... sulla schiena, si svegliò.
    
    — Ehi… — mi disse assonnato. — Sono crollato, eh?
    
    — Sì. Ma anche io ho dormito un po’.
    
    — Me ne sono accorto. Non facevi che sussurrare il mio nome. Che cosa stavi sognando?
    
    — Non me lo ricordo — risposi, anche se non era vero.
    
    Stavo sognando lui che si allontanava da me, e io lo chiamavo per farlo tornare indietro.
    
    — Non ci credo. Dai dimmelo… — mi implorò dolcemente, con la sua mano che si muoveva lenta sulla mia pancia.
    
    — Non voglio dirtelo.
    
    Alla fine cedetti, quando mi implorò nuovamente.
    
    — Non ti lascerò mai Emilia. Sei mia sorella e non posso lasciarti sola in questo momento. Non hai ancora finito la scuola e non hai un lavoro. Non riusciresti mai a farcela da sola. Non devi dubitare di questo. Sta tranquilla, eh? Non ti lascerò. Staremo sempre insieme, fintanto che ce ne sarà bisogno. Lo sai che ti voglio bene, no?
    
    Poi mi diede un bacio sulla guancia. Mi sorrise. Gli sorrisi di rimando. Ci guardammo negli occhi. E poi mi baciò sulle labbra.
    
    Inconsciamente, dischiusi le mie e, quando le nostre lingue si incontrarono, il bacio si fece più profondo.
    
    Quando si staccò, mi guardò nuovamente negli occhi.
    
    — Scusa, non volevo… mi dispiace… non so…
    
    Ma a quel punto, io lo presi per la nuca e lo tirai nuovamente a me.
    
    Riprendemmo a baciarci. Le mie dita si infilarono tra i suoi capelli setosi e la sua mano, ancora sotto la maglia, si spostò verso l’alto.
    
    In casa, solitamente, non portavo il reggiseno. La mano di ...
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