1. Gioco di Vita


    Data: 23/02/2021, Categorie: Etero Autore: Pericolo, Fonte: RaccontiMilu

    ... verificammo differenze ideologiche parziali, lei continuava ad accettarmi come se meravigliosamente le bastasse questo presente senza ragioni, senza domande; neanche sembrava rendersi conto che qualsiasi imbecille l’avrebbe creduta facile o scema; accettando anche che io non cercassi di dividere lo stesso sgabello nel café, che nel tratto della rue Froidevaux non le passassi il braccio sulla spalla nel primo gesto di una intimità, che sapendola quasi sola ‘ una sorella minore, molto spesso assente dal suo appartamento al quarto piano ‘ non le chiedessi di poter salire.
    
    Se c’era qualcosa di cui non poteva sospettare erano i ragni, c’eravamo incontrati tre o quattro volte senza che mordessero, immobili nel pozzo e aspettando fino al giorno in cui venne a saperlo come se non l’avesse saputo da sempre, ma i martedì, arrivare al café, immaginare che Marie-Claude fosse già lì o vederla entrare con passi agili, il suo moro ricorrere che aveva lottato innocentemente contro i ragni di nuovo svegli, contro la trasgressione del gioco che lei soltanto aveva potuto difendere senz’altro che darmi una breve, limpida mano, senza altra cosa che quel ciuffo nero che le passeggiava sulla fronte.
    
    Qualche volta dovette rendersene conto, restò guardandomi senza dire niente, aspettando; era già impossibile che non notasse il mio sforzo per far durare la tregua, il mio sforzo di non ammettere che stavano tornando nonostante Marie-Claude, contro Marie-Claude che non poteva capire, che restava a ...
    ... guardarmi senza dire niente, aspettando; bere e fumare e parlarle, difendendo fino all’ultimo pezzo di quel dolce spazio senza ragni, sapere della sua vita semplice e puntuale e sorella studentessa e allergie, desiderare tanto quel ciuffo nero che le pettinava la fronte, desiderarla come un termine, come davvero l’ultima stazione dell’ultima metro della vita, e allora il pozzo, la distanza della mia sedia a quello sgabello dove ci saremmo baciati, dove la mia bocca avrebbe bevuto il primo profumo di Marie-Claude prima di portarmela abbracciata fino a casa sua, salire quella scala, spogliarci finalmente di tanti vestiti e tanta attesa.
    
    Allora glielo dissi, mi ricordo del muro del cimitero, che Marie-Claude si appoggiò lì e mi lasciò parlare con la testa persa nel muschio caldo del suo cappotto, va’ a sapere se la mia voce le arrivò con tutte le parole, se fosse stato possibile che capisse; le dissi tutto quanto, ogni dettaglio del gioco, le improbabilità confermate da tante Paula ( da tante Ofelia ) perse alla fine di una galleria, i ragni a ogni fine. Piangeva, la sentivo tremare contro di me sebbene continuasse a coprirmi, sostenendomi con tutto il suo corpo appoggiato alla parete dei muri; non mi chiese niente, non volle sapere perché e nemmeno da quando, non le venne di lottare contro una macchina montata tutta una vita al contrario di se stessa, della città e delle sue parole d’ordine, soltanto questo pianto lì come un piccolo animale ferito, resistendo senza forze al ...
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