1. Gioco di Vita


    Data: 23/02/2021, Categorie: Etero Autore: Pericolo, Fonte: RaccontiMilu

    Adesso che scrivo, per qualcuno questo poteva essere la roulette o una scommessa di cavalli, ma non era denaro quello che stavo cercando, in qualche momento avevo iniziato a sentire, a decidere che un vetro del finestrino nella metropolitana poteva darmi la risposta, l’incontro con qualche felicità, proprio qui dove ogni cosa succede sotto il segno della più implacabile rottura, in un tempo sottoterra che un percorso tra stazioni disegna e limita così, definitivamente sotto.
    
    Dico rottura per comprendere meglio ( avrei dovuto comprendere tante cose da quando iniziai a giocare il gioco ) quella speranza di una convergenza precisa che magari mi fosse data dal riflesso in un vetro di finestrino. Aumentare la rottura che la gente non sembra se ne sia accorta quando va’ a sapere che cosa pensa questa gente stanca che sale e scende dai vagoni della metro, quello che cerca oltre al trasporto questa gente che sale prima o dopo per scendere dopo o prima, che coincide soltanto in una zona del vagone dove tutto &egrave già deciso in precedenza senza che nessuno possa sapere se usciremo dal treno insieme, se scenderò prima io o quest’uomo magro con un rotolo di fogli al braccio, se la vecchia vestita di verde seguirà fino alla fine, se questi bambini scenderanno adesso, &egrave evidente che scenderanno perché raccolgono i quaderni e le loro cose , si avvicinano ridendo e scherzando alla porta mentre lì nell’angolo c’&egrave una ragazza che si accomoda per durare, per restare ...
    ... ancora molte stazioni sul sedile finalmente libero, e quest’altra ragazza sembra imprevedibile, Ana era imprevedibile, si manteneva dritta contro lo schienale del posto attaccato al finestrino, era già lì quando io salii alla stazione Etienne Marcel e un negro liberò il posto di fronte e a nessuno pareva gli interessasse e io riuscii a scivolare con una scusa vaga tra le ginocchia dei due passeggeri seduti ai posti esteriori e rimasi di fronte a Ana e quasi subito, perché ero sceso alla metro per giocare un’altra volta al gioco, cercai il profilo di Margrit dentro al riflesso del vetro del finestrino e pensai che non era male, che mi piacevano i capelli neri con una specie di ala corta che le pettinava in diagonale la fronte.
    
    Non &egrave vero che il nome di Margrit o di Ana venisse dopo o che sia ora un modo per differenziarle nella scrittura, cose del genere si davano per decise all’istante dal gioco, voglio dire che in nessun modo il riflesso nel vetro del finestrino poteva chiamarsi Ana, così come neanche si poteva chiamare Margrit la ragazza seduta di fronte a me senza guardarmi, con gli occhi persi nella noia di quest’interregno nel quale tutti quanti sembrano consultare una zona di visione che non &egrave la circostante, tranne i bambini che guardano fisso e in pieno le cose fino al giorno che gli si insegna a situarsi anche negli interstizi, a guardare senza vedere con quella civile ignoranza di tutte le cose che appaiono vicine, di tutti i contatti sensibili, ognuno ...
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