1. Gioco di Vita


    Data: 23/02/2021, Categorie: Etero Autore: Pericolo, Fonte: RaccontiMilu

    ... che continuavo a vederla, che la borsa rossa saliva verso la strada, che a ogni passo i capelli neri le tremavano sulle spalle.
    
    Era già sera e l’aria era freddissima, con qualche fiocco di neve tra lampi e la solita pioggia; so che Ana ( che Margrit ) non ebbe paura quando mi misi al suo fianco e le dissi ‘ Non possiamo separarci così, prima di esserci incontrati -.
    
    Nel café, più tardi, già solamente Ana mentre il riflesso di Margrit cedeva a una realtà di cinzano e parole, mi disse che non capiva niente, che si chiamava Marie-Claude, che il mio sorriso nel riflesso le aveva fatto male, che per un attimo aveva pensato di alzarsi e di cambiare posto, che non mi aveva visto seguirla e che per strada non aveva avuto paura, contraddittoriamente, guardandomi negli occhi, bevendo il suo cinzano, sorridendo senza vergognarsi di sorridere, di aver accettato quasi subito la mia persecuzione in strada. In quel momento di una allegria come di ondosità a pancia all’aria, di abbandono a uno scivolare pieno di pioppi, non potevo dirle ciò che lei avrebbe capito come pazzia e che lo era in un altro modo, da altre rive della vita; le parlai del suo ciuffo, della sua borsa rossa, del suo modo di guardare la pubblicità delle terme, del fatto che non le avevo sorriso per farmi il Don Giovanni né per noia ma per darle un fiore che non aveva, il segnale che diceva mi piaci, che mi fai bene, che il fatto di viaggiare di fronte a te, che un’altra sigaretta e un altro cinzano. In nessun ...
    ... momento siamo stati esagerati, parlammo come da un qualcosa già conosciuto e accettato, guardandoci senza commuoverci, io credo che Marie-Claude mi lasciava venire e restare nel suo presente come forse Margrit avrebbe risposto al mio sorriso se non per il trarre conclusioni da pregiudizi, dal fatto che non devi rispondere a quelli che ti parlano per la strada o ti offrono caramelle e vogliono portarti al cinema, fino a che Marie-Claude, già liberata dal mio sorriso a Margrit, Marie-Claude per la strada e nel café aveva pensato che era un bel sorriso, che lo sconosciuto di laggiù non aveva sorriso a Margrit per tastare un altro terreno, e il mio modo assurdo di abbordarla era stato il solo comprensibile, l’unica ragione per dire di sì, che potevamo bere qualcosa e chiacchierare in un café.
    
    Non mi ricordo di quello che le raccontai di me, forse tutto tranne il gioco e allora ci mettemmo a ridere, qualcuno fece il primo scherzo, scoprimmo che ci piacevano le stesse sigarette e Catherine Deneuve, lasciò che l’accompagnassi sotto il palazzo di casa sua, mi tese la mano con dolcezza e acconsentì per lo stesso café alla stessa ora di martedì. Presi un taxi per tornare nel mio quartiere, per la prima volta dentro di me come in un incredibile paese straniero, ripetendomi sì, Marie-Claude, Denfert-Rochereau, avvicinando le palpebre per conservare meglio i suoi capelli neri, quel modo di inclinare la testa prima di parlare, di sorridere.
    
    Fummo puntuali e ci raccontammo film, lavoro, ...
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