1. Capitolo primo. Prologo.


    Data: 09/11/2020, Categorie: Erotici Racconti Etero Autore: TheGirlwhosoldtheworld, Fonte: RaccontiMilu

    ... Ravel.
    
    Come il componimento &egrave una marcia inesorabile, in crescendo, così il sole sorge, inesorabile.
    
    Tutti i giorni.
    
    Può essere il tuo ultimo giorno su questa terra, può esserti capitata qualsiasi cosa il giorno precedente, lui sorge.
    
    E il brano, uno strumento dopo l’altro, avanza, cresce, va avanti.
    
    La vita, quando vuole, sa esser crudele utilizzando strumenti stupendi.
    
    Dopo quella sera, dopo quella notte, son dovuti passare parecchi giorni, prima si rifacesse vivo.
    
    Non son mai stata una fan delle chiamate-del-giorno-dopo.
    
    Però, ecco, mi avrebbe fatta piacere risentirlo, anche se evitando di menzionare quanto accaduto.
    
    A quello ci pensava già abbastanza la mia coscienza.
    
    I turni di guardia medica (ma penso valga per qualsiasi tipo di turno) riescono ad essere incredibilmente lunghi e quello non stava, fino a quel momento, facendo l’eccezione a conferma di nessuna regola.
    
    Nel sentire la sua voce al citofono, nel vederlo nel piccolo monitor della telecamera posta all’ingresso, ho avuto la consapevolezza che quel turno, se mai fosse stato possibile, era appena diventato ancora più lungo.
    
    L’ho raggiunto nella piccola stanza che funge sia da ingresso, sia da sala d’attesa. Come se, in sto buco di città, ci sia mai stato bisogno di attender tanto, alla guardia medica.
    
    Mi sarei aspettata tante espressioni sul suo viso.
    
    Imbarazzo? Si
    
    Gioia? Sotto sotto ci speravo.
    
    Preoccupazione? Sarebbe stata comprensibile.
    
    Paura? No.
    
    Non ...
    ... ho mai creduto nel sesto senso, ma credo che anche l’essere umano, in quanto animale, riesca a percepire la paura. Non so se rientra nell’empatia o meno, ma, credimi, lui traspirava paura.
    
    E ho sentito freddo alla base del collo.
    
    Ci hanno insegnato, durante il tirocinio, a tirar su uno schermo. A filtrare. Ne và della nostra salute, oltre che della professionalità.
    
    Non ci son mai riuscita. Ho imparato a fingere, però. A dissumulare.
    
    Eppure, prima ancora di chiedergli come stava, cosa lo portava li, perché cazzo non si era fatto vivo, son corsa a chiuder la porta alle sue spalle, nel silenzio più totale.
    
    Con la schiena poggiata contro l’uscio, l’ho osservato a lungo e si, ho avuto la certezza che non era spaventato. Era terrorizzato.
    
    Aiutami.
    
    &egrave stata l’unica cosa che ha detto e, quando non gli ho risposto, l’ha ripetuta ancora.
    
    E ancora.
    
    E ancora.
    
    Ogni volta, mi si &egrave avvicinato maggiormente, colmando la distanza che ci separava.
    
    Gli ho preso la mano e l’ho accompagnato dentro l’ambulatorio, cercando di mantenere la calma. Cercando di non far vedere quello che tutti sanno ma che quasi nessuno ammette.
    
    La paura, come quasi tutte le emozioni, &egrave contagiosa.
    
    Probabilmente avrei dovuto soppesare meglio le parole, probabilmente avrei dovuto evitare di farlo entrare, però &egrave certo che, quando gli ho spiegato che in caso fosse arrivato qualcuno lui si sarebbe dovuto andare a nascondere nello sgabuzzino, &egrave scoppiato a ...
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