1. Cuori in Tempesta - Prima parte


    Data: 01/08/2020, Categorie: Etero Autore: Angela Kavinsky, Fonte: EroticiRacconti

    ... di non rimanere delusa!»
    
    Estrasse la mano, poi sbottonò i pantaloni e li abbassò, e lo stesso fece con le mutande.
    
    “La mano più veloce del west aveva una pistola puntata alla testa” (perdoni la battuta dottoressa!).
    
    Tirò la pelle già tirata all’indietro, con la cappella del tutto libera. Appoggiò il nasino a patata su di essa e lo strusciò. Come fosse un grosso microfono, iniziò a parlarci.
    
    «Hai sentito che faccio delle gran seghe… Che mi dici di valutare un bel pompino?»
    
    Non dissi nulla, ero tirato come una corda di violino. Lei diede una leccata alla cappella, poi, sempre con il sorriso sulle labbra, me lo succhiò con gusto. Sentii come un brivido lungo la schiena e non era il freddo. Ogni volta che usciva cercava di prenderne sempre un po’ di più, fino a quando dopo diversi tentativi lo prese tutto in bocca. Non ho idea di come ci riuscì, so solo che resistere era diventato impossibile. Con le dita giocava con le mie palle come fossero biglie, poi mi fece una bella sega, intimandomi però di non venire.
    
    «Mi verrai in bocca, così non sporchiamo». Mentre segava, iniziò a succhiare le palle. Iniziò poi con la lingua dalla base, lentamente, come se avesse davanti un lecca-lecca di forma fallica.
    
    «Camille non ce la faccio più!» le dissi. La presi dalle guance e senza alcuna delicatezza glielo infilai in bocca. La guardai per evitare che fosse sgradevole ma lei succhiava. Da quel momento in poi più che un pompino pareva che mi stessi scopando la sua faccia. ...
    ... Ero io, non lei, a fare il movimento avanti e indietro.
    
    Devo ammetterlo dottoressa: fui indelicato.
    
    Lei mi fissava. Glielo tirai fuori. «È troppo?»
    
    «No scemo, non vedi che mi piace?». Quasi senza lasciarla finire di parlare, ricominciai. La presi per i lunghi capelli rossi e quando fu il momento glieli tirai con forza.
    
    Urlai a pieni polmoni; nessuno mi avrebbe sentito. Mi misi in punta di piedi e guardai il soffitto come se stessi per prendere il volo. Con movimenti lenti, lasciai che si svuotasse tutto. Lei fece degli strani versi. Gli occhi quasi fuori dalle orbite e l’aria di una che è appena stata investita da un camion. Appena glielo tirai fuori le venne voglia di vomitare, ma si mise la mano davanti alla bocca e corse in bagno. Le corsi dietro. Eravamo in semi oscurità, così portai in bagno un portacandela.
    
    «Tutto ok?».
    
    Camille iniziò a sputare nel lavandino. Un po’ di saliva, ma soprattutto sperma.
    
    «Ti ho fatto male?»
    
    Lei si voltò verso di me. «Ma che dici? sei stato grande!». Sputò ancora un paio di volte. «In effetti ne ho fatte di queste cose ma… È la prima volta che ho la sensazione di essere stata scopata in bocca!»
    
    Con un asciugamano si asciugò il volto, poi si sistemò i capelli. Io mi accorsi di avere ancora il cazzo di fuori e sebbene fosse ancora ricoperto di saliva, me lo infilai nelle mutande.
    
    «Pensavo di aver esagerato…»
    
    «Tranquillo… te lo avrei fatto capire».
    
    «Camille ti rendi conto di quello che abbiamo fatto?»
    
    Fuori ...
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