1. InferNola


    Data: 24/02/2020, Categorie: pulp, Autore: renart, Fonte: EroticiRacconti

    ... è disgustata dall’esistenza stessa di Vito, che considera un porco pervertito e niente più, ma è pur sempre una diplomanda bisognosa di voti alti e di una gran mano all’esame. Ma per quella mano, Vito ha preteso il massimo della posta. Niente mutandine, niente foto, ma il corpo in carne ossa e fica. E con pagamento largamente anticipato. L’idea di farsi quella stronzetta di Fabiana non fa stare nei panni Vito. È un pezzo di stanga sempre con la puzza sotto al naso, ma con due cosce chilometriche e un culo che fa sospirare. Con Monica invece il rapporto è di lunga data. Esteticamente la ragazza non regge il confronto con l’amica, ma il suo corpo sembra progettato per scatenare i pensieri più lubrici del maschio medio. Mora, bassina ma con un culone michelangiolesco saldato su cosce sode e rotonde come colonne, un seno opulento che fa incetta di sguardi bavosi, vero e proprio ricovero lussurioso per uccelli in calore, una boccuccia a cuore e due occhi neri e luccicanti come chiazze di petrolio al chiaro di luna, Monica è l’alter ego femminile di Vito, porca e sempre in calore come lui. Il loro sodalizio è cominciato nell’anno in cui Monica frequentava il secondo ginnasio. All’epoca il loro rapporto era limitato ad uno scambio versione/mutandine-foto, fin quando un pomeriggio Vito, impegnato nelle pulizie degli spogliatoi, non si prende un po’ di pausa sedendosi su una panca, sigaretta in una mano e nell’altra la fiaschetta di sambuca. Fu allora che udì dall’altra parte della ...
    ... sottile parete delle voci, poco più di bisbigli rochi ma inequivocabilmente lussuriosi alle orecchie ben addestrate dell’uomo. Senza pensarci due volte, salì sulla panca e si sporse a sbirciare dalla finestrella a vetri che dava dall’altra parte della parete. Ciò che vide era Monica calata a 90 gradi, i jeans alle caviglie, le grosse mammelle ballonzolanti come batacchi fuori dalla camicia aperta, il labbro inferiore stretto fra i denti per reprimere le urla, e dietro di lei Ciro, un ripetente della terza liceo, che si dava da fare fra quelle chiappe grosse e accoglienti, sbattendosi come un forsennato, la testa tirata all’indietro, la bocca aperta come una voragine, le mani arpionate ai fianchi larghi e adiposi della giovane giovenca. Con una mano nei calzoni a darsi sontuose strizzate alla proboscide, Vito fece qualche scatto col cellulare, non credendo ai propri occhi e sudando come un suino. La sera stessa inviò sul cellulare di Monica una foto e aspettò. La ragazza aveva sedici anni e, sebbene una cospicua percentuale della popolazione maschile del Carducci avesse già beneficiato delle sue grazie, poca voglia di lasciare in giro prove così manifeste della propria troiaggine, col rischio che finissero su Facebook e, di conseguenza, sotto gli occhi della Preside – non volendo tenere in conto la peggiore delle ipotesi, e cioè che lo venisse a sapere suo padre. Quindi, risoluta, dopo un quarto d’ora rispose al messaggio di Vito: domani sera, alle 9 dietro la palestra. Vieni in ...
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