1. InferNola


    Data: 24/02/2020, Categorie: pulp, Autore: renart, Fonte: EroticiRacconti

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    Se qualcuno avesse proposto a Vito Capece di barattare il suo impiego da bidello presso il Liceo classico Carducci di Nola, con un posto qualsiasi, anche con uno stipendio di gran lunga maggiore rispetto a quello spettante al personale ATA, sebbene di ruolo, potreste scommettere che questo qualcuno sarebbe stato dall’interessato mandato a cagare più o meno cordialmente. Perché per Vito Capece c’è qualcosa che non ha prezzo e che va ben al di là di una coscienza di classe prima avvilita e poi polverizzata da decenni di pessima legislazione scolastica, un qualcosa che ha piuttosto a che vedere con la soddisfazione degli istinti e delle voglie più intime, allignate nei recessi più oscuri dell’anima, laddove non rischiara la luce delle norme che regolano la civile convivenza sociale. Norme, a parer di Capace, ipocrite e bigotte, avvitate intorno a fasulli principi catto-borghesi, indiscutibili rovine dell’esistenza umana. Ma Vito il suo compromesso l’ha trovato, o meglio se l’è costruito col tempo e con impegno, un compromesso simboleggiato da una scrivania in un corridoio al primo piano dell’edificio sede del Carducci, posta controluce tra un termosifone e la porta di accesso ai bagni delle donne. Ed è lì che si trova anche quella mattina di metà maggio, dietro la sua scrivania, in posa papale a godersi lo spasso delle ragazze, palpandosi di nascosto il pacco alla visione di quelle fanciulle in fiore, scarsamente vestite visto il caldo della primavera inoltrata. Tutti ...
    ... quei culi strizzati in minigonne e pantacollant, quelle tette che riempiono magliette risicate, gli ombelichi che occhieggiano in mezzo alla striscia di carne lasciata scoperta, le cosce sode e tornite e già abbronzate gli mandano in pappa il cervello. Ingolla allora lunghe sorsate di sambuca da una fiaschetta gelosamente custodita nel cassetto della scrivania e sfoga il suo desiderio schizzando bozzetti pornografici su un moleskine dalla copertina rigida e sgualcita. Ha una buona mano, indubbiamente, e talvolta regala quegli schizzi alla musa che li ha ispirati.
    
    Ma il grosso del tempo Vito Capece lo passa a tradurre le versioni che, civettuole e maliziose oltre la decenza, le ragazze gli commissionano, promettendogli come mercede mutandine calde, sfilate nel cesso appositamente per lui, e foto più che esplicite da inviargli tramite whatsapp in un secondo momento, dopo la valutazione dell’insegnante, in uno spettro di varianti direttamente proporzionale al voto ottenuto. E i voti sono sempre alti, perché, diciamolo pure, Vito Capece avrebbe potuto aspirare a ben altre cattedre e scrivanie, se nella sua vita fosse stato mosso anche solo da una verruca di ambizione. Niente di tutto questo. Da sé Vito altro non ha chiesto che il minimo indispensabile per la sopravvivenza e il costante soddisfacimento dei suoi pruriti subombelicali. Nient’altro. Le due lauree, in Lettere e in Filosofia, erano state un brillante passatempo degli anni giovanili, sulle quali non aveva mai investito ...
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