1. Università


    Data: 01/02/2020, Categorie: Etero Lesbo Sesso di Gruppo Autore: iranes, Fonte: RaccontiMilu

    ... nessuno, per prudenza mi guardai in giro e poi mi affacciai. Quello che vidi mi lasciò esterrefatto e confuso, lui seduto sulla poltrona con la pancia compressa e cadente dai lati sorreggeva lei che faceva su e giù gridando come un’ossessa con un viso di finto godimento. Lei dava lui la schiena e poteva così chiaramente vedere la porta, mi dovevo essere sporto troppo o aver fatto un movimento brusco perché lei chiaramente mi vide, mi accorsi allora che quello era tutto uno spettacolino per me. Lei che si leccava le labbra, le urla, le tette che ballonzolavano davanti ai miei occhi, tutto quel suo atteggiamento era per attirare me e stava vincendo lei. Non riuscivo ad allontanarmi da quella visione che seppur ripugnante mi eccitava in modo inverosimile, il bozzo nei miei pantaloni metteva ben in risalto l’effetto che quello spettacolo aveva su di me.
    
    Improvvisamente sentì una mano sulla mia spalla, una mano piccola, ma restai bloccato incapace di reagire. Il mio cervello cercava spiegazioni e le mie rotelle giravano vorticosamente alla ricerca di una corrispondenza, ma prima che potessi anche solo avvicinarmi al nome fatidico due labbra morbide, quasi setose, e fresche s’incollarono alle mie. Una piccola e guizzante lingua si appoggiò a me chiedendo il permesso di entrare. Stava accadendo tutto troppo velocemente, non riuscivo a riflettere, a pensare, se non a quel bacio, a quella massa di capelli che mi si agitava davanti e mi solleticava il viso. Ero ancora immerso ...
    ... nelle mie domande quando quella piccola mano ritornò, ma stavolta era sul mio cazzo, nei miei pantaloni, nelle mie mutande.
    
    «Vuole che sbavi per lei e allora tu fai sbavare lei. Fidati questo cazzo la farà sbavare molto» solo allora riconobbi la persona che si stava strusciando su di me.
    
    «Non dimenticare la tua promessa. Avrai molte sere per scopartela, ma questa dev’essere per noi. Non voglio perderti io!»
    
    Quel piccolo angelo che dolcemente mi stava baciando era Giada. Giada con le sue piccole mani. Giada con le sue labbra morbide e fresche. Giada con i suoi boccoli ribelli. In quel momento mi resi conto della forte amicizia che mi legava a lei, nel giro di poco aveva capito cosa accadeva e come aiutarmi, la piccola Giada era cresciuta.
    
    Osservai quel culo dondolare mentre Giada si allontanava e una domanda mi entrò in testa, una domanda così strana fino a quel giorno che oggi mi sembrava quasi impossibile conoscerne la risposta. Cercai di scuotermi dal mio torpore e mi girai a fissare dentro la stanza. La troia si era già rivestita ed appariva tutta perfetta nel suo abitino nero di cashmire con i leggins grigi sotto, mentre il professore era ancora buttato sulla sedia pseudo vestito. Mi feci coraggio e varcai la soglia.
    
    «Oh! Professore guardi chi è tornato!»non avevo neanche fatto in tempo ad avvisare che lei già mi aveva tirato dentro i suoi giochi
    
    «Ero andato un attimo a fumare mica in Nepal!»
    
    «Dovresti fare più attenzione! Ti sei perso una lezione del ...
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