1. Università


    Data: 01/02/2020, Categorie: Etero Lesbo Sesso di Gruppo Autore: iranes, Fonte: RaccontiMilu

    ... vicino a lei, a cavalcioni sul muretto-Allora cosa c’è? Me lo dici?»
    
    «Non c’è niente» rispose evasiva
    
    «Come niente? Quel soprannome lo odi, quindi dimmi tutto. Sputa il rospo» non mi guardava negli occhi, girava la testa di continuo
    
    «Anche a me piace il professore»mi fece con voce vergognosa, stetti un minuto buono a fissarla
    
    «Ma vaffanculo!!! E io che per un attimo ci ho pure creduto» e lei rideva a crepapelle, tanto da sbilanciarsi e cadere all’indietro. Cercai di afferrarla, ma l’unico risultato fu di cadere in due. Cominciammo a ridere come due idioti, lì per terra in mezzo all’erba, io con ancora una gamba a cavallo del muretto.
    
    «Siamo due idioti.»
    
    «Concordo»
    
    «Ora torni su?»
    
    «Beh, prima credo sia il caso di controllare come stiamo messi e poi penso di si. Mi auguro che abbiano finito, è pur sempre un vecchio di 60 anni, spero non voglia farmelo morire d’infarto. Mi deve ancora correggere la tesi. Poi può pure morire, ma prima mi devo laureare.- mi fissò con gli occhi bassi, era triste-Ascolta, ti prometto che stasera ti passo a prendere e passiamo la serata insieme, così mi dici veramente cosa c’è.Va bene?»
    
    «Si, come no. Le conosco meglio di tutti le tue promesse» touché, non aveva torto. Le prometteva sempre di tutto, ma molto raramente mantenevo qualcosa, anzi forse mai.
    
    «E se ti dicessi che oggi è sicuro perché non ho trovato nessuna con cui scopare?»
    
    «Ha già più senso.»
    
    «Passo alle dieci?» mi guardava sognante e si mordeva piano ...
    ... l’indice
    
    «Si» fece annuendo, era sexy quando faceva la bambina contenta. Mi alzai e tirai su anche lei, la voltai per controllare che non si fosse dipinta la schiena e m’incamminai per tornare su
    
    «Aspetta- mi chiamò mettendomi una mano sul collo, aveva le mani fredde- Ecco. Tolto. Ora puoi andare» sorrisi come un idiota e mi avviai, mentre lei restava sulla panchina a fumarsi un’altra sigaretta. Sembrava proprio una bambi in versione umana.
    
    Viso delicato e dolce, occhi innocenti e birichini, proprio da cerbiatta. I capelli lisci che arrivavano a malapena sulle spalle. Un sorriso contagioso e quel piercing delicato al naso, certo che Giada era proprio una bella ragazza. Il suo corpo giovane non aveva nulla da invidiare a nessuna, peccato che lo mettesse poco in risalto. Certe volte sembrava vergognarsi delle sue forme, alcune volte in discoteca faceva fatica ad essere tranquilla, la mettevano in soggezione i ragazzi che la guardavano. Si vestiva sempre molto carina, ma con vestiti che la facevano sembrare ancora una liceale immatura.
    
    Decisi di prendere le scale, dare un altro po’ di tempo non avrebbe potuto fare che bene pensai, invece capì più tardi che sarebbe stato meglio arrivare prima e interrompere quella sceneggiata, perché altro non poteva essere. Non potevano essere reali quelle urla, non con un professore di 60 anni. In silenzio e cercando di non farmi vedere mi avvicinai alla porta socchiusa, per quel piano e specialmente per quel corridoio non passava mai ...
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