1. il maestro di piano


    Data: 27/10/2019, Categorie: Etero Autore: lampone, Fonte: RaccontiMilu

    ... acquistò un completo viola. Viola, si disse il colore dell’autodeterminazione, un colore notoriamente nemico delle arti e dello spettacolo.
    
    Si preparò alla seconda lezione indossando il completo appena acquistato, che abbinò con uno scamiciato grigio, e un copri spalla viola. Sorrise allo specchio pensando al valore scaramantico di tutto quel viola.
    
    Suonò puntuale, da brava scolaretta e con aria compita dopo i convenevoli di rito, regolò lo sgabello pronta ad un magnifico solfeggio. Ma lui aprì un nuovo spartito, e sorridendo le preparò sul leggio una sonatina Viennese di Mozart.
    
    Panico, fu il panico assoluto. Le sue dita rifiutavano di muoversi in armonia. Lui aggiustò il metronomo e la incoraggiò appoggiandole le mani sulle spalle. Iniziò a suonare, tutto per evitare la nuova ondata di piacere nascosto che aveva provato al suo avvicinarsi. Tenne gli occhi sullo spartito ma la mente concentrata sulla sua cintura che si trova ad altezza di occhi.
    
    Sembrava percepire il movimento del metronomo in lui che le stava vicino, ogni tanto interveniva sulle sue mani, per correggere la posizione dei polsi. Troppa l’eccitazione troppa, e in crescendo. Lui se ne accorse. Se ne accorse perché con il dito medio le accarezzò la schiena, si avvicinò alla sua nuca e le sussurrò “ ogni passaggio corretto, ogni periodo espressivo interpretato con passione ti premierò”, e le alitò nell’orecchio.
    
    Era bagnata, decisamente bagnata, eccitata e aperta. Si impegnò come non mai, si ...
    ... impegnò e il copri spalla venne aperto e lasciato cadere. Tic tac il suo cuore, tic tac il suo pulsare umido e le labbra sul collo. Suonava, suonava e intanto la zip del vestito scendeva lentamente. Ogni accordo un bacio umido e una lingua carezzevole. Sentiva il calore del suo alito sul pizzo delle mutande, ormai la schiena nuda lasciava spazio alle sue mani, che scendevano ad accarezzarle il solco delle natiche. Mi sta suonando, pensò mi sta suonando e prima mi accorda al suo movimento.
    
    Stonò, perdendo il controllo.
    
    Lui si fermò, con calma assoluta e tirò su la zip. Sorrise di sorriso smaliziato dicendole “ naturalmente ad ogni errore si rincomincia tutto da capo”. Al termine dell’ora di lezione, le consegnò lo spartito chiedendole di ripassare per il suo bene, e la lasciò andare.
    
    Dire che era in fiamme era riduttivo . era in fiamme per la vergogna e per il piacere che aveva provato ad ogni suo umido bacio, ad ogni dentino di zip aperto.
    
    La situazione la stava dominando, lei così brava e precisa a gestire pensieri ed emozioni. Si ritrovò come una bambina in un gioco immaginario a provare lo spartito sul tavolo della cucina, immaginando note e accordi.
    
    Quanto, quanto aveva atteso il giorno della lezione. Lo aveva atteso tutta la notte, e la notte precedente a quella. Aveva aperto le gambe e ripetuto gli accordi correndo sulle grandi labbra, perfezionato la chiave di basso entrando dentro quel mare umido che circondava le sue dita. Movimento in battere e in levare in ...
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