1. il maestro di piano


    Data: 27/10/2019, Categorie: Etero Autore: lampone, Fonte: RaccontiMilu

    Era appena arrivata in città. L’alloggio nel quartiere universitario era esattamente come se lo sarebbe aspettato: squallido, arredato al risparmio, con le finestre dritte in faccia agli altri condomini .Va bene, pensò gettando il bagaglio sul letto, del resto la borsa di studio non permette nulla di più. Per prima cosa organizzò un giro di perlustrazione nel quartiere, così, per conoscere il panettiere, il fruttivendolo e vedere da vicino le case e chi ci abita. Si ravvivò i capelli rossi , li legò in un alto chignon fermato da uno spillone di legno africano, preparò il sorriso migliore e uscì a passeggiare in quello che per almeno tre anni sarebbe stato il suo piccolo mondo.
    
    Era bella, una bellezza non appariscente la sua, non fosse stato per quei capelli rosso acceso, che la indicavano prima degli occhi, della bocca piccola e piena, dell’aria imbronciata e ironica. Vestiva molto semplicemente, da studentessa universitaria. Gonna di jeans, infradito e maglietta aderente. Aveva un seno prorompente, che si adattava perfettamente ai lunghi capelli rossi, facendola assomigliare ad una Lillith in attesa della notte La sua passione segreta era la biancheria intima.. Quella la affascinava a tal punto da passare ore nei grandi magazzini a tastare, accarezzare, indossare completi di tulle e pizzo, che difficilmente riusciva ad acquistare. Era bella sì, quella bellezza che traspare da chi sta bene con se stesso.
    
    Al baretto sotto casa, si fermò per controllare se c’era la ...
    ... bacheca utilizzata per i cerco-offro, per le ripetizioni di latino, con le quali sperava di contribuire al suo mantenimento. Il quartiere universitario non mancava certo di punti di incontro. Appese il suo cartoncino e ne staccò uno dove si offrivano lezioni di piano.
    
    Era una vecchia passione,ormai sopita dai troppi impegni quotidiani che l’avevano guidata ad altre scelte. Si rivide adolescente, al pianoforte. Alzare lo sgabello, sistemare lo spartito, sciogliere le spalle e regolare il metronomo.
    
    Quanto le piaceva quel suono! Quella semplice lancetta verticale con l’astina di ferro da spostare . Alto movimenti lenti ; basso si andava veloce. Tic Tac Tic Tac, niente di più e niente di meno. E da lì tutto cominciava . Attaccavi a questo tictac la musica, come se il richiamo del tac fosse lì appostato per ascoltare le prime note. Ed era bello, perché era come se si suonasse per qualcuno, come se il Signor Tic e il signor Tac avessero pagato un biglietto in prima fila per l’audizione. Se si concentrava molto su quel suono metallico, riusciva ad accordarlo col battito del cuore e si spaventa un po’, cercando poi di distinguere quale fosse il suo e quello di accompagnamento.
    
    Passarono un paio di settimane prima che ripescasse sul fondo della borsa il numero di telefono con la scritta “si impartiscono lezioni di piano”. Già la scritta così formale : si impartiscono lezioni.., già questo bastò a incuriosirla. Compose il numero e rispose una voce maschile, un uomo sicuramente non ...
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