1. Il suocero del mio migliore amico - 1


    Data: 29/08/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... portavo dietro e che le mie mutande lasche non facevano niente per nascondere. Speranza vana, voltandomi un istante, mentre lo precedevo per farlo accomodare in soggiorno, lo colsi con gli occhi puntati sul mio sedere.
    
    “Pensavo che foste ripartiti, tu e tua moglie.”, dissi tanto per darmi un tono.
    
    “Mia moglie? Intendi la signora che era con me al matrimonio? No ah! ah! ah! ah! quella era mia sorella! Con mia moglie ci siamo lasciati poco dopo la nascita di Lavinia, mia figlia: se ne andò con il suo ultimo amante e nessuno sa che fine abbia fatto, per fortuna.”
    
    Lo guardai interdetto.
    
    “Mi dispiace.”, esclamai, incapace di credere che si potesse abbandonare un uomo così affascinante.
    
    “Accomodati pure, - gli dissi, entrati in soggiorno – mi metto qualcosa addosso e preparo un caffè.”
    
    Fu allora che mi venne vicino.
    
    “Perché invece non mi fai accomodare in camera da letto?”, disse, fissandomi con intenzione, mentre con la mano mi sfiorava il pacco.
    
    Mi sentii stordito.
    
    “Come?”, ...
    ... balbettai.
    
    “Non perdiamo tempo a girarci attorno, Angelo: mi piaci molto… - disse – e pure io ti piaccio… Ho notato come mi guardavi ieri… E poi, qui c’è un testimone che non sa mentire… - e mi afferrò il cazzo duro sotto le mutande tese.”
    
    Ero come paralizzato dalla sorpresa, dal piacere: mai mi sarei aspettato un approccio così diretto ed esplicito. Pietro era davvero un uomo che non perdeva tempo: sapeva quello che voleva e come attenerlo. Mi palpò l’uccello ancora un poco, poi mi si fece più vicino, mi trasse a sé e mi baciò. L’ingresso della sua lingua nella mia bocca mi riscosse dal torpore: lo strinsi in un abbraccio e ricambiai il bacio, mentre le sue mani impazienti mi percorrevano la schiena, mi strizzavano le natiche, mi accendevano la pelle di brividi elettrici.
    
    Il mio cazzo pulsava ormai come un forsennato e sentivo contro la pancia il suo, turgido sotto i jeans. Mi staccai da lui:
    
    “Vieni, - gli dissi – il mio letto è ancora caldo…”, e lo presi per mano, guidandolo verso la camera.
    
    (continua)
    
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