1. Scrivi di me


    Data: 20/04/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Sole_e_acciaio, Fonte: RaccontiMilu

    ... ricorrere a una delle tante fragranze in commercio, ogni donna ha ad esempio un suo profumo, che è naturale e la rende diversa e speciale da ogni altra. E un uomo, standole vicino, può arrivare tranquillamente ad avvertirlo, fino a riconoscerla a occhi chiusi.
    
    Mio padre amava dar vita a misture capaci di trasformare la personalità. Le sue creazioni gli permettevano di orchestrare nel teatro del desiderio un gioco di possibilità senza fine. E poi c’era l’altro teatro, quello della morte. Come ben sa chiunque lavori nel campo dei servizi funebri, i profumi sono efficacissimi non soltanto nell’esaltare le avventure sentimentali, ma anche nel mascherare gli odori della decomposizione. Soprattutto se contengono le essenze dei fiori bianchi: orchidee, gigli, narcisi e gardenie.
    
    La maggior parte della gente associa la morte delle persone amate alla presenza di mazzi di fiori bianchi. Con la loro bellezza serena e rassicurante, tali composizioni floreali figurano spesso sulle bare e nelle processioni funerarie. Mio padre, peraltro, rifiutò per sé l’uso del profumo in questa circostanza. Volle che il suo lungo e intimo rapporto con le essenze finisse insieme a lui. Il giorno in cui morì, sotto il suo cuscino mio fratello e io trovammo un biglietto, vergato con una calligrafia incerta e sottile, ma leggibile: «Cremazione, e niente fiori, per favore».
    
    Dopo la morte di mio padre, chiusi per qualche tempo l’officina qua in Italia e mi recai negli Stati Uniti. Avevo trentun anni ...
    ... e, nonostante in quel momento fossi single, non potevo che ritenermi soddisfatto dei traguardi raggiunti fino a quel momento. Il lavoro andava alla grande, tuttavia sentivo il bisogno di cambiare aria e di dedicarmi per un po’ a un progetto nuovo, che mi facesse uscire dalla solita routine. Avevo soprattutto bisogno di non pensare alla morte di papà, che mi aveva lasciato un grande vuoto dentro.
    
    Quel periodo, però, non fu solo segnato dall’uscita di mio padre dalla mia vita, ma anche dall’ingresso di una persona nuova.
    
    Quando vidi Ellen per la prima volta ero alla Chicago Public Library e consultavo, già da giorni, dei volumi relativi a motori di motociclette Harley. Faceva freddo quando ci siamo conosciuti. Freddo come quasi sempre in questa città. Si sedette di fronte a me nella grande sala di lettura, probabilmente per caso, perché la maggior parte dei posti era occupata. Si era portata un piccolo cuscino di gommapiuma. Davanti a sé, sul tavolo, appoggiò un blocco, alcuni libri, due o tre matite, una gomma e una calcolatrice. Quando alzai lo sguardo dal mio lavoro incontrai il suo. Abbassò gli occhi, prese il primo volume della pila e cominciò a leggere. Tentavo di decifrare i titoli dei libri che aveva portato. Parve notarlo e tirò verso di sé la pila facendola ruotare leggermente.
    
    A quel tempo lavoravo a un altro libro sulle Harley Davidson ed ero in costante contatto con l’editore americano con il quale avevo già più volte collaborato.
    
    Da quando Ellen si era ...
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