1. Scrivi di me


    Data: 20/04/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Sole_e_acciaio, Fonte: RaccontiMilu

    ... seduta di fronte a me non riuscivo più a concentrarmi. La sua pelle profumava di una delicata essenza di tè verde. Non era un tipo appariscente: snella, non molto alta, i folti capelli castani fino alle spalle, il volto pallido e senza trucco. Solo il suo sguardo era fuori dell’ordinario, come se potesse parlare con gli occhi.
    
    Non posso affermare di essermi innamorato di lei sin da allora, ma certo risvegliava il mio interesse, m’intrigava. I miei occhi continuavano a cercarla, ne ero imbarazzato, ma non potevo farne a meno. Lei non reagiva, non alzava mai gli occhi, eppure ero certo che si fosse accorta dei miei sguardi.
    
    Finalmente si alzò e uscì. Lasciò le sue cose sul tavolo, prendendo con sé solo la calcolatrice. La seguii senza sapere bene il perché. Quando raggiunsi l’ingresso lei non c’era più… Lasciai l’edificio e mi sedetti fuori sulla grande scalinata a fumare una sigaretta. Sebbene non facesse freddo, rabbrividii per via delle ore trascorse seduto nella biblioteca surriscaldata. Erano le quattro del pomeriggio e sui marciapiedi i primi impiegati di ritorno a casa si confondevano con i turisti e i passanti in giro a far compere.
    
    Avvertivo già il vuoto della sera che mi aspettava. Non conoscevo praticamente nessuno in città. Proprio nessuno, per essere precisi. Un paio di volte mi ero infatuato di un volto, ma avevo imparato a evitare questo tipo di sentimenti prima che si trasformassero in una minaccia. Avevo alcune relazioni fallite alle spalle e, per ...
    ... il momento, ero soddisfatto della mia solitudine, pur senza averla ancora veramente scelta. Sapevo, tuttavia, che non sarei più riuscito a lavorare in pace con quella donna sconosciuta seduta di fronte a me, perciò decisi di andare a casa.
    
    Spensi la sigaretta e stavo per alzarmi quando la ragazza venne a sedersi sulla scala di fianco a me, a nemmeno un metro di distanza, con in mano un bicchiere di carta pieno di caffè. Camminando ne aveva versato un po’ e appoggiò il bicchiere sullo scalino, asciugandosi con cura le dita con un fazzoletto di carta tutto stropicciato. Prese quindi un pacchetto di sigarette dallo zainetto che portava con sé e cominciò a cercare dei fiammiferi o un accendino. Le chiesi se voleva accendere. Si voltò verso di me, come stupita, ma nei suoi occhi non lessi alcuna sorpresa, vi scorsi invece qualcosa che non compresi.
    
    «Sì, grazie», disse.
    
    Le accesi la sigaretta e ne accesi una seconda per me; fumammo uno accanto all’altra senza parlare, ma osservandoci. A un certo punto le rivolsi una domanda qualunque e iniziammo a discorrere della biblioteca, della città, del tempo. Solo quando ci alzammo le chiesi il suo nome. Mi disse di chiamarsi Ellen.
    
    Tornammo nella sala di lettura. Quella breve conversazione aveva sciolto la mia tensione ed ero di nuovo in grado di lavorare senza spiarla continuamente. Quando, tuttavia, mi capitava di farlo, lei ricambiava il mio sguardo amichevolmente, ma senza sorridere. Mi fermai più a lungo di quanto avessi ...
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