1. Scrivi di me


    Data: 20/04/2019, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Sole_e_acciaio, Fonte: RaccontiMilu

    ... papà sollecitavano l’odorato nello stesso modo in cui un arpeggio sollecita l’udito. Erano sequenze di sensazioni olfattive, sempre rapide e lievi, in perpetuo movimento.
    
    Una volta gli domandai per quale motivo un profumo sembra emanare aromi diversi in momenti diversi anche quando è la stessa persona a usarlo. Lui mi rispose elogiando la finezza del mio olfatto: non erano in molti a osservare ciò che avevo notato. Apprezzai quelle parole di lode soprattutto perché mi giunsero inaspettate. E poi mio padre non era un tipo che si prodigava in complimenti. Prese così a descrivermi le complesse interazioni dei fissativi (gli agenti chimici aggiunti alle fragranze per farle “aderire” alla pelle) con le secrezioni cutanee e la temperatura corporea in continuo mutamento di chi si applica l’essenza: questi ultimi due fattori impedivano a un profumo di mantenere il medesimo bouquet in occasioni differenti.
    
    È come per una canzone, concluse. O uno spettacolo. A ogni replica ci dà qualcosa di nuovo.
    
    Mio padre era un maestro nell’estrarre le essenze del bosco da felci, muschi, licheni, cortecce e resine. Imbrigliava i loro aromi umbratili e misteriosi con la dolcezza del giacinto e della violetta, o con l’energia speziata del sandalo e del patchouli, creando misture in apparenza voluttuose e serene, ma segretamente inquiete, caratterizzate dal continuo fluire di una velata sensualità. Utilizzava inoltre le essenze della frutta con vera autorevolezza, aggiungendone le vivaci ...
    ... note di testa alle fragranze costruite su una base di fiori o di erbe e corroborate da un fondo calmante di licheni e muschio quercino. I profumi fruttati di papà riuscivano a evocare ciò che pochi altri dello stesso tipo sono in grado di creare: un’inconfondibile carica erotica, all’inizio velata di innocenza, ma subito dopo enigmatica, subdola, inquietante.
    
    E con le risorse orientali – aromi di una sontuosa opulenza, quali l’ambra e il vetiver – seppe creare armonie provocanti senza mai sconfinare nella volgarità. Fragranze simili a carezze prolungate, che si imprimevano nella memoria e nel medesimo tempo la ingannavano, perché non potevano mai ripetersi identiche a se stesse. Immagino i profumi di mio padre come formule segrete che ogni donna era chiamata a decifrare autonomamente.
    
    Ho una mia teoria sulle fragranze e i loro effetti. Idee personali che ho maturato a partire dalla vicinanza con le donne che ho amato e con le quali ho avuto delle storie importanti. Penso che i profumi disturbino il riconoscimento di sé, e disorientino più a fondo di altri artifici quali mettersi un paio di lenti a contatto colorate, per esempio, o indossare i vestiti di un altro. Di colpo, quando ci profumiamo, ci ritroviamo a coesistere con una persona identica a noi quanto ad aspetto, voce, sapore, sensazioni tattili, ma il cui odore è diverso. E questo ci autorizza a essere diversi anche se non necessariamente in misura preoccupante o pericolosa, il processo è comunque innescato. Senza ...
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