1. Senza Rete


    Data: 31/10/2017, Categorie: Sensazioni Autore: Caliban, Fonte: RaccontiMilu

    ... situazione si sentì incompleta, mancante di qualcosa di naturalmente suo. Lui la baciò, sorrise, si riassestò un po’ e uscì dal bagno, lasciandola sola a pensare.
    
    un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
    
    e dalla bocca del cannone una canzone suonerà.
    
    Uno strattone al braccio cancello l’immagine nella sua mente. Per un attimo era stata davvero ancora laggiù, con lui. Orrore le fece cenno di alzarsi, era l’ora di andare a dormire. Lo disse con un tono turpe, laido, con un sorriso maligno e il solito brillio perverso nei piccoli occhi scuri.
    
    Si alzò silente, lasciandosi accompagnare, quasi spingere verso il corridoio. La clinica era ormai quasi deserta, illuminata da basse, fredde luci al neon. Sentì la solita mano che scendeva a stringerle il sedere, meccanica, brutale, poi la fece scivolare sotto la lunga camicia bianca, infilando le dita sotto le mutandine. Cercò di accelerare il passo per scollarselo un poco di dosso ma come sempre fu inutile.
    
    La condusse nella sua stanza, mentre le spingeva rude le dita dentro, sodomizzandola, e sussurrandole oscenità all’orecchio. Si girò per chiudere la porta dall’interno e allontanò momentaneamente la mano da dentro di lei.
    
    Scelse quel momento. Lla tolse dalla bocca dove l’aveva nascosta dopo la cena, la strinse forte tra le dita e colpì mentre tornava a voltarsi verso di lei. La lametta da barba gli rigò la gola, quasi fosse una sottile penna rossa. Lui spalancò gli occhi, alzò le mani cercando di afferrarla ...
    ... mentre sottili lunghi spruzzi le colpivano il volto. Si scostò appena mentre cadeva a terra rantolando.
    
    Restò un attimo a guardarsi la mano, si era tagliata tra le dita, abbastanza profondamente, mentre lacerava la sua carne. I tagli avevano da sempre un potere ipnotico su di lei, si feriva spesso, volontariamente per osservare il sangue uscire, assaporarne le sensazioni.
    
    La mano di Orrore le strinse un piede e la riscosse, scalciò via lasciando cadere la lametta, che risuonò sul pavimento con un tintinnio. Girò la chiave nella serratura, uscì dalla stanza e la richiuse dall’esterno, allontanando il suono dei suoi ultimi rantoli, quindi si avviò lungo il corridoio.
    
    Così la donna cannone, quell’enorme mistero volò,
    
    sola verso un cielo nero s’incamminò.
    
    Tutti chiusero gli occhi nell’attimo esatto in cui sparì,
    
    altri giurarono e spergiurarono che non erano mai stati lì.
    
    I suoi piedi nudi si mossero in completo silenzio, mentre discese lungo il corridoio, costellato di porte metalliche bianche, lucide, che non celavano però le tracce di ruggine nei bordi. Aprì piano la porta di sicurezza e si avviò verso lo scalone.
    
    Salì leggera i quattro piani, mantenendosi in ombra lungo la scala, senza incrociare nessuno o udire alcun rumore, solo qualche lontano lamento, risata o urla dalle stanze lontane. Ma lei non li udiva veramente, sorda ormai ai suoni esterni ascoltava il proprio cuore battere forte, il proprio respiro crescere di intensità, l’intimo rumore dei ...