1. Senza Rete


    Data: 31/10/2017, Categorie: Sensazioni Autore: Caliban, Fonte: RaccontiMilu

    ... guardandola prima a lungo da lontano.
    
    Cucù era un contrasto vivente, grande e grosso come un armadio, la mente di un bambino. Le lasciava spesso piccoli regali accanto all’albero, foglie intrecciate, ghiande intagliate, piccoli oggetti che chissà dove trovava. Anche oggi c’era il suo regalo, finalmente proprio quello che aveva più volte chiesto, quasi implorato, sussurrandogli all’orecchio. La guardo un attimo scintillare alla luce del sole che iniziava a svanire oltre le chiome degli alberi, quindi si sedette, la raccolse furtiva e la nascose.
    
    Il tempo restante scivolò via come sabbia tra le dita. Furono tutti invitati a rientrare, mentre i più recalcitranti venivano sospinti dentro con professionale durezza. Si costrinse a ingoiare l’insipida fredda cena che trovò nel piatto, quindi poté in premio accedere alla sala televisione.
    
    Restò seduta in un angolo il resto della serata, la mente che vorticava sforzandosi di dare ordine ai flash mnemonici di loro due insieme. C’erano state cene deliziose, era un amante del cibo, di tutto ciò che solleticasse gola e sensi, e almeno per un poco le aveva fatto conoscere gusti intensi e originali, e solleticato il piacere stesso del gusto. L’aveva usata come cibo, come piatto, come contorno. Aveva mangiato con lei, su di lei, dentro di lei e avevano fatto l’amore, a volte prima, spesso durante e sempre dopo.
    
    La prima volta era stata al ristorante. Un luogo lussuoso, quasi eccessivo, diverso da ogni posto in cui fosse stata ...
    ... prima con gli amici. A metà cena aveva dovuto andare in bagno, lui l’aveva seguita.
    
    E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà,
    
    dalle porte della notte il giorno si bloccherà,
    
    Era entrato dietro di lei nel bagno delle signore. Enorme, dorato, ricco di specchi e marmi. Non aveva parlato, solo sorriso. L’aveva baciata profondamente, intensamente, come se da quello dipendesse la loro stessa sopravvivenza, spingendola poi dentro una delle toilette. Lei quel giorno indossava un vestitino viola scuro, semplice ma molto corto, che evidenziava le sue lunghe sottili gambe inguainate in un collant spesso nero.
    
    Lui la fece girare spingendole le mani contro la parte di pietra bordeaux scuro, sollevò l’abito sui fianchi, le abbasso in un unico dolce, lento movimento collant e perizoma e sentì di colpo la sua mano, le sue dita. Comprese in quel momento cosa doveva aver provato il pianoforte sotto le abili dita della maestra di musica, si sentì solleticata, stuzzicata, suonata in una crescente sinfonia di piacere assoluto. Quando ormai era sul punto di urlare il suo piacere lui si fermò. La lasciò un istante boccheggiante, come le mancasse l’aria, quindi entrò dentro di lei, profondamente.
    
    Lo accolse come un assetato una giara d’acqua fresca, i loro corpi si fusero e lui la scopò prepotentemente, senza parlare. Vennero praticamente insieme. I loro respiri per un poco soffiarono in sincrono, lenti, profondi, quindi lui uscì, e per la prima volta in quella ...