1. A tuo padre ci penso io


    Data: 06/11/2018, Categorie: Incesti Autore: makaresco, Fonte: RaccontiMilu

    ... che anch’io non potevo negare la mia natura e nascondere quello che provavo per lei, conclusi che avrei continuato a provocarla. E così feci. Stavo ovviamente attento che mio padre non mi scoprisse. Eravamo una bella famiglia italiana perché rovinarla con uno scandalo.
    
    Col tempo mia madre si abituò alla mia impertinenza tanto da non poterne più fare a meno. Quando lasciai la famiglia per andare a vivere da solo lei veniva a trovarmi spesso. Non si presentava nuda. No di certo, ma era sempre ben messa e sapeva benissimo come mi sarei comportato al riparo da occhi ed orecchie indiscreti. Evidentemente le piaceva. Anche se non cedeva. Posso dire che il nostro era diventato una specie di gioco in cui lei seguitava a provocarmi col suo corpo ed io rispondevo prendendomi sempre maggiori libertà.
    
    Un giorno mia madre mi chiese se potevo accompagnarla dal ginecologo. Accettai. Non era la prima volta e mi &egrave sempre piaciuto portarcela. Non solo perché potevo passare del tempo con lei ma anche per come si veste per l’occasione. Sceglie sempre un abito elegante ma facile da togliere. Ne ha diversi ma quando il clima lo richiede predilige quello semi-gessato di colore blu da indossare sotto un cappotto. Dietro la giacca mette una camicia bianca con pochi bottoni sulla parte alta che fa sembrare il suo seno ancora più grosso. Per contenere le tette usa un reggiseno di pizzo rosso che secondo me &egrave di una mezza misura più piccola di quello che servirebbe. Penso lo ...
    ... faccia apposta perché parte del seno tende ad uscire sia dalla coppa che dalla camicia. La gonna ha il classico spacco posteriore dal quale spiccano le calze autoreggenti, che lei indossa rigorosamente di colore nero, su scarpe tipo décolleté con tacco da 10 cm e cinturino alla caviglia. Sotto la gonna ‘per comodità’, dice lei, un perizoma coordinato in rosso che mette ancora di più in evidenzia il suo bel culo.
    
    Lo studio ginecologico si trova in un paese vicino, per arrivarci bisogna percorrere una strada collinare. L’appuntamento era per le 18 e visto che eravamo in ritardo finimmo con uscire dal medico che era già ora di cena. Uno sguardo furtivo alle gambe di mia madre mentre saliva sulla mia macchina e decisi che era troppo bona per lasciarmi sfuggire l’occasione di passare dell’altro tempo con lei.
    
    La convinsi a fermarci in una trattoria del posto. Era un locale molto noto nella zona, sapevo che avremmo mangiato e bevuto bene e poi c’era la musica e si poteva anche ballare. Fu lei stessa a chiamare casa per avvisare Papà. La telefonata non durò molto ma ad un certo punto mamma si allontanò. Capii che stavano parlando di me anche se non potei udire cosa si dissero. Chiusa la telefonata ritornò verso di me ‘Papà si raccomanda solo di stare attento’, disse, ‘per il resto stasera sono tutta tua…andiamo”. C’era qualcosa di strano in quelle sue parole, aveva un sorrisetto maligno mentre le diceva, ma stavo per andare a cena da solo con mia madre. Cosa potevo volere di ...
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