1. Il collegio (quinto capitolo)


    Data: 18/10/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: Alba17, Fonte: EroticiRacconti

    ... direttrice dimenticò il motivo per il quale era entrata e cominciò a insultarci:
    
    “Cosa siete? Siete ragazze o siete maiali?
    
    Che fate? Vi fate belle truccando il viso e magari andate in giro con le mutande sporche? Ma avete visto come avete gli armadi? Come se avessero litigato cani e gatti. Di chi è questo armadio? E questo? E quest’altro? Avevo detto che dovevate rivestirli di giornali”.
    
    Cominciò a buttare giù la roba. Nessuna aprì bocca.
    
    “Falle vedere il tuo”. - mi sussurrò Brikena.
    
    Negai solo muovendo la testa.
    
    “Daiii, così noi strilla più.”
    
    “Ho detto di no”. - le risposi decisa, a bassa voce.
    
    Lei si alzò e: “Direttrice”
    
    “Che c’è?” - rispose lei arrabbiata.
    
    “io non l’ho rivestito di giornali, ma ho fatto così”
    
    E aprì, con sorpresa di noi tutte, il mio di armadio.
    
    La direttrice cambiò espressione, da iena, divenne un angelo. Si illuminò.
    
    “Ecco, brava. Imparate da lei. E adesso, a parte Brikena, nessuna deve uscire dalla stanza. Siete in punizione. Sarete libere solo dopo lo studio”.
    
    “Direttrice, mi scusi, io...” - le disse Brikena con un filo di voce.
    
    Ma lei non l’ascoltò. Uscì sbattendo la porta. Appena i suoi passi sparirono in lontananza, presi Brikena per un braccio e la trascinai fuori da lì.
    
    “Ascoltami bene, carina: - le dissi- quello che hai fatto oggi, non lo fare mai più! Né con me, né con le altre. Parli tanto di gruppo, di complicità, di essere unite... dici che dobbiamo essere uno per tutti e tutti per uno, e noi ...
    ... ti seguiamo come fossi Dio, e tu cosa fai? Cerchi di fare bella figura davanti a lei con il mio di armadio.”
    
    “Non era proprio così, Giò. Volevo solo che la smettesse di urlare. Credevo fosse l’unico modo per farla stare zitta. Infatti, ti stavo incitando ad aprirlo tu il tuo armadio, ma non mi hai dato retta”.
    
    “Ti sei fermata un attimo a pensare sul perché non ho voluto? Forse perché non volevo mettere ancora più in difficoltà le altre ragazze? O questa cosa il tuo piccolo cervello marcio e dispettoso non riesce a capirla?”
    
    Entrai dentro, Brikena mi seguì. Presi i miei vestiti dall’armadio e li scambiai di posto coi suoi.
    
    Nessuna delle ragazze parlava. Nella nostra camera calò un silenzio tombale.
    
    Solo Brikena mi chiese che cosa stessi facendo.
    
    Le risposi solo che quell’armadio ormai era suo, se non voleva passare per bugiarda ed imbrogliona agli occhi della direttrice.
    
    “Scusa, Giò - mi disse a mezza voce - non era questo ciò che volevo ottenere. Non avevo previsto che vi avrebbe messo in punizione. E poi, giuro che alla fine volevo confessarglielo, ma non mi ha dato più il modo. Mi dispiace, Giò. Mi dispiace tanto”.
    
    “Non importa - risposi con noncuranza - quel disegno non riuscirò più a riprodurlo, ma ci sono cose molto più importanti di uno stupido armadio”.
    
    Presi i libri da studiare e andai in aula studio, che a quell’ora era deserta.
    
    Mancava un’oretta buona per l’orario di studio obbligatorio che era dalle quindici alle diciassette. E comunque ...