1. Il collegio (quinto capitolo)


    Data: 18/10/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: Alba17, Fonte: EroticiRacconti

    ... maschi e femmine. Una ragazza che veniva dalla capitale con la quale mi trovavo bene, era Nada. Era buona e non aveva quell’aria da superiore che avevano le sue concittadine. Poi c’era Eris con il suo amico Antony, stavano nel banco davanti al nostro e tutti e due avevano i capelli lunghi. Erano mori, alti, eppure non si assomigliavano per niente. Antony, nonostante fosse moro, sembrava non avesse mai preso un raggio di sole in vita sua, talmente era pallido. Poi quando rideva, rideva come un cavallo imbizzarrito.
    
    Alle volte, quando la sua risata giungeva all’improvviso ed era silenzio, saltavo su spaventata.
    
    Eris, invece era un moro caldo, abbronzato, e aveva due occhi che sorridevano sempre. Aveva una maglietta di Heavy metal. Mi pare fosse stata Nada a dirmi che lui era un adoratore di Satana.
    
    Dietro di noi c’erano altri tre ragazzi. Armand, Ervin e Gioele. Ervin e Gioele erano esterni, nel senso che venivano da un paese vicino alla capitale.
    
    Armand invece era proprio della capitale ed era in quella scuola già dalla prima. Mi aggiornò un po’ sugli altri nostri compagni. Non ricordo tutto, ma ricordo che mi parlò di Enio, e mi disse che stava per ore intere sui libri e imparava a memoria.
    
    Guardai Enio. Era molto alto a differenza degli altri compagni della nostra classe e portava degli occhiali spessi come fondi di bottiglia.
    
    Arrivò la ricreazione. Mi staccai da Anila e andai in cerca di Klodi. Mi vide e mi corse incontro. Gli chiesi come erano andate le ...
    ... prime ore, se si fosse trovato bene nella nuova classe. Eravamo vicino alla mensa. Non parlò. Mi mise con le spalle al muro, le mani in alto ai lati della mia testa e ...
    
    “Ah, cosa ti farei se potessi!”- mi disse respirando forte.
    
    Poi in un attimo, per qualche secondo strofinò il bacino al mio e sentii la sua erezione.
    
    Ebbi paura.
    
    Di lui, della sua prepotente sfacciataggine. Ebbi paura di me, della mia voglia incontrollata. Sono sicura che se mi avesse presa lì, lo avrei assecondato senza nessuna remora.
    
    Per fortuna era più lucido di me. Se ne andò lasciandomi con le gambe tremanti.
    
    Mi ci volle un po’ per riprendermi e ricominciare a respirare.
    
    Rimasi a lungo ferma in quell’angolo.
    
    “Ecco dov’eri finita!”- mi disse Anila e supposi che era da tanto che mi cercava.
    
    “Stai bene? - mi domandò - sembri pallida”.
    
    “No, non sto bene. Mi sento svenire”. - le risposi.
    
    Ed era la verità: la sensazione era proprio quella.
    
    Durante la mensa, Brikena venne al mio tavolo:
    
    “Giò, ti devo parlare. Dopo pranzo portiamo gli zaini su e andiamo insieme al parco qui dietro”
    
    “Va bene”.- Risposi incuriosita da questa sua necessità di confessarsi.
    
    Salimmo su insieme alle altre, stavamo mettendo a posto gli zaini, quando per l’ennesima volta entrò la direttrice.
    
    Brikena alzò gli occhi al cielo bofonchiando sotto voce:
    
    “Che diavolo vuole questa ora?”
    
    In quel momento alcuni armadi erano aperti perché delle ragazze si stavano preparando per uscire.
    
    La ...