1. Un Paziente della Dottoressa Angela - La Ragazza del Treno


    Data: 26/10/2017, Categorie: Etero Autore: Angela Kavinsky, Fonte: EroticiRacconti

    ... bocca, sorrise.
    
    Usò la canottiera semi-strappata per cercare di pulirsi e di impregnarla di sperma il più possibile, poi la gettò fuori dal finestrino. Indossò frettolosamente i suoi abiti, abbottonando la camicia che ora era l’unico indumento che copriva il suo seno pianeggiante. Raccolse da terra la cuffia e infilò le infradito tra le dita dei piedi.
    
    Per tutto il tempo io ero rimasto immobile, con la bandiera che a poco a poco veniva ammainata.
    
    Si piegò in avanti e mi baciò, mi sorrise e poi scappò. Il treno aveva raggiunto la stazione. Mi rivestii e, come se nulla fosse, tornai a casa da mia moglie.
    
    La mia vita non sarebbe più stata la stessa.
    
    Il giorno successivo, nonostante potessi tranquillamente prendere il treno delle 18, decisi ovviamente di prendere quello delle 20. Non la trovai. C’era ancora quell’impiccione del controllore, ma il mio amore no. Per tutta la settimana presi quello delle 20, raccontando a mia moglie la bugia che “eravamo pieni di riunioni”, ma lei non c’era. La notte, ogni singola notte, sentivo la depressione montarmi dentro. Sapevo che mi ero promesso di cogliere la palla al balzo, “carpe diem” e che quindi sarebbe dovuto essere un caso isolato, ma la verità è che ero pazzo di lei. Nemmeno sapevo il suo cognome, dove abitava, cosa le piaceva… Ma ero folle d’amore per lei.
    
    Il lunedì successivo dopo il lavoro, mentre andavo verso la stazione, nella mia mente si facevano largo pensieri sempre più nichilisti: “la vita fa schifo; ...
    ... accettalo”. Non so perché, ma decisi comunque di aspettare 2 ore e prendere il treno delle 8. Ero stanco morto, ma lei valeva questo e molto di più, nonostante le speranze di rivederla erano quasi nulle. Come avevo fatto la settimana precedente, salivo sull’ultimo vagone e, passo dopo passo, raggiungevo il primo.
    
    Poi accadde il miracolo. Mentre percorrevo uno dei vagoni centrali, quella sera stranamente pieno di gente, mi voltai alla mia sinistra…
    
    Indossava degli anfibi sporchi e dei jeans strappati; addosso un chiodo anni 80 con bottoni luccicanti probabilmente rubato al padre. Il suo caschetto azzurro ora era castano chiaro, pettinato, meno “punk”.
    
    Osservava la notte fuori dal finestrino.
    
    Non sapevo cosa dirle. Sapevo solo che se non le avessi detto qualcosa subito, il mio cuore che già batteva all’impazzata sarebbe esploso.
    
    «Hey!» dissi con voce tremante.
    
    Lei si voltò. Mi osservò prima un po’ stranita, poi mi sorrise.
    
    Il mio cuore sarebbe davvero esploso. Risi di gioia perché mi ero dimenticato della fessura sexy tra i suoi incisivi.
    
    Quando il mio cuore si fu un minimo calmato, mi sedetti al suo fianco. Parlammo, ridemmo, ci raccontammo tante cose l’uno dell’altro.
    
    Ci siamo organizzati per vederci al di fuori di quel dannato treno. Tutto di nascosto ovviamente, perché io sono sposato con due figlie; lei ha dei genitori che non approverebbero. Ormai vivo solo in funzione di lei. Cerco di stare con lei il più possibile, anche a costo di trascurare il ...
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