1. Bores contò il passaggio di undici monache e sette preti.


    Data: 26/10/2017, Categorie: Etero Sensazioni Autore: Caliban, Fonte: RaccontiMilu

    ... alcuni giorni di volersi bene più del solito scambiandosi inutilità con falsi sorrisi sulle labbra vuote.
    
    Mentre rimuginava, e le stazioni si succedevano monotone, come in un girone Dantesco. Contò altre quattro monache e tre preti.
    
    Il sacchetto con il pranzo pesava sulle sue ginocchia, lo aprì distrattamente iniziando a masticare un involtino primavera. Le briciole unte e croccanti scivolavano sul lungo cappotto grigio.
    
    Il metrò rallentò, le porte si aprirono e una ragazzina magra e malvestita entrò sedendosi di fronte a lui e iniziando a guardarlo.
    
    L’odore di sudore della massa di persone stressate dalla frenesia delle feste si mescolava al metallico sentore della carrozza e al puzzo di fritto che essudava dal sacchetto della rosticceria cinese.
    
    – E’ buono? -. Chiese la ragazzina.
    
    -Fa schifo. Ne vuoi uno? –
    
    – Sì –
    
    – Tieni prendi quello che vuoi –
    
    – Grazie –
    
    Le allungò il sacchetto tra la calca e buttò sul lurido pavimento l’unto fazzoletto di carta, l’unico avanzo di ciò che aveva appena ingurgitato.
    
    Lei frugò un poco curiosa nel sacchetto, tirò fuori due toast di gamberi e iniziò a mangiarli a grandi morsi, guardandolo, con grandi occhi neri, misteriosi, che pareva quasi gli osservassero il fondo dell’anima attraverso le pupille.
    
    Bores l’osservò un po’, poi fu distratto dall’ingresso di altra umanità alla fermata delle Tuileries e contò un altro prete, l’undicesimo. Quindi si alzò, sfregò la mano sul cappotto per far scivolare a terrà ...
    ... le ultime briciole e si avvicinò all’uscita. Doveva scendere a Concorde, la successiva.
    
    Oltrepassò le porte senza voltarsi, eppure in qualche modo senti che la ragazza lo stava seguendo. Salì le scale con passo rapido, osservando il grande orologio alla parete. Le due e un quarto. Era già in ritardo, ma la cosa non lo preoccupava poi molto, anche per questo non portava mai orologi.
    
    Uscì nella fredda aria parigina alzandosi il bavero del cappotto e imboccando direttamente Rue Saint-Florentin.
    
    Pochi passi e si ritrovò al portone. Restò immobile per qualche istante, come pensieroso, quindi suonò il campanello. Uno scatto secco e il pesante portone di legno e ottone si aprì. La giovane cameriera, sempre formale, come sempre, lo fece entrare e lo aiutò a sfilare il cappotto.
    
    – Buongiorno signor Bores, la signora l’attende di sopra, nel salottino verde –
    
    – Grazie Camille, salgo subito –
    
    Iniziò a risalire il lungo arcuato scalone di marmo rosa, senza mancare di notare il sorriso malizioso di Camille. Scrollò le spalle, in fondo non era un suo problema se la ragazza aveva compreso tutto.
    
    Giunse in cima alle scale, percorse parte del lungo corridoio, aprì la porta ed entrò nel salotto. Grandi tendaggi verdi oscuravano in parte la luce del sole, mantenendo la stanza in una lieve penombra, si avvicinò al tavolino bar e si versò lentamente un bicchiere di cognac, sedendosi poi ad un lato del lungo divano damascato.
    
    Madame Deloitte, stimata consorte dell’attuale ...
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