1. Quel giovedì mattina


    Data: 06/10/2018, Categorie: 69, Etero Autore: taycio, Fonte: RaccontiMilu

    ... ‘Non potevate scegliere di meglio!’ Mi sentii al contempo in imbarazzo e orgoglioso di me. Sentii il cuore accelerare e fui avvolto da una vampata di calore. Riuscii solo a sdrammatizzare con un ‘beh, tutto un trucco per farmi invitare a pranzo” e tirai giù una sorsata d’acqua fresca. Fu un’occasione molto costruttiva e il cliente si congedò dicendo che entro un paio di giorni avrebbe dato una risposta definitiva.
    
    Il lunedì successivo Eleonora mi chiamò nel suo ufficio. Michela era già lì ad attendermi. ‘Ragazzi miei, complimenti! Davvero! Il cinese ha confermato l’ordine, ma ha richiesto esplicitamente te come capo tecnico per l’installazione. Manderò voi due come supporto e direzione degli installatori.’ Accettammo di buon grado: era un’ottima occasione per la carriera. E poi, si sa, certi viaggi possono diventare divertenti. Bastò davvero poco per farmi fantasticare’ Eleonora proseguì: ‘E in ogni caso mi piacerebbe potervi invitare a cena questo mercoledì per festeggiare. Massimo non ci sarà tutta la settimana: la ex moglie si fa sbattere dal maestro di tennis e i figli toccano a lui, ma mi farebbe piacere se andassimo almeno noi tre”
    
    M’incamminai nel luminoso corridoio. Complice il tono selvaggio con cui Eleonora aveva esploso quello ‘sbattere’, riuscivano a venirmi in mente solo fantasie piccanti su Michela. Pensavo all’occasione intima che ci stava offrendo quel viaggio di lavoro. M’immaginai con lei a cena in un lussuoso ristorante, serviti e riveriti. Io in ...
    ... giacca e camicia, lei con un vestitino morbido rosso. Immaginai di fissarla negli occhi, di prenderla per mano, accompagnarla in ascensore alla volta del suo giaciglio, di fissarla, di percepire il suo respiro caldo ed eccitato. Fantasticai di sfiorarle le labbra col pollice, poi di afferrarle il volto e baciarla, dapprima lento e curioso, poi con foga, con passione. Pensai alla mia lingua lottare con la sua, guizzare nella sua bocca, i miei denti serrati dolcemente sul suo labbro. Poi la porta di camera spalancarsi di colpo. Lei tirarmi a sé, dentro, obbligandomi a seguirla, le nostre lingue ancora incrociate. Le mie labbra sul suo collo, le mie mani forti sulle cosce, per salire tirandole su il vestitino fino a brandire quelle sue dolci e sode chiappette. Immaginai di sollevarla di peso, le sue gambe cinte attorno ai miei fianchi, le mie mani comode sotto i sui glutei, le nostre lingue ancora in acceso combattimento. Quindi con foga scaraventarla sul letto, chinarmi ai suoi piedi, toglierle con un morso il delicato tanga di pizzo, tuffare la lingua nella sua calda caverna. Leccarle la vagina, percepirne l’odore, vederla gemere e contorcersi ad ogni mia passata, ad ogni mio affondo di lingua. Immaginavo i suoi occhi profondi in preda a chissà quale spirito di estasi. Poi il rumore delle macchine della fabbrica. Senza neppure accorgermene ero già arrivato in produzione. Ci volle il mio bloc-notes per nascondere la vistosa erezione che invadeva i miei boxer.
    
    Arrivò mercoledì ...
«1234...»