1. L'educazione sentimentale


    Data: 04/10/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: giancarlo_pr, Fonte: Annunci69

    ... rendeva ancor più sensuali, mi erano vicinissime, quasi mi sfioravano.
    
    Mi ricordai, per averlo sentito dire tante volte, che le prestazioni mercenarie si pagano prima e feci il gesto di mettere la mano al portafoglio, sulla tasca posteriore dei calzoni.
    
    Mi fermò “No, stasera è tutto gratis… ha pensato a tutto il bel Renato. Mi ha detto che è un regalo per te…” Rise. “Mi manca il fiocco, vado bene lo stesso? “
    
    Finii di spogliarmi.
    
    Si tolse la vestaglia e si distese sul letto.
    
    “Vieni…vuoi togliermele tu, le mutandine?” Era una richiesta inaspettata.
    
    Maldestramente, gliele sfilai. Poi, fu lei a guidarmi in quella prima esperienza. Tra le sensazioni che ricordo, c’è quella della sua pelle, fresca e morbida.
    
    Da professionista dell’amore, partecipava, ma senza strafare, dicendo quelle parole che è normale dire in quei momenti, ma senza esagerare. Fingeva, com’è ovvio, di provare sensazioni, ma con semplicità, senza inutili caricature di improbabili godimenti ed orgasmi.
    
    I miei movimenti, che sentivo goffi, erano in accelerazione. Ricordandomi uno dei tanti consigli del bar. “Non scopate come fanno i conigli, venendo dopo trenta secondi…” rallentai il ritmo.
    
    Lei capì quel che pensavo “Ma no, fai come ti senti… è la tua prima volta, non trattenerti, non devi mica dimostrarmi nulla… dopo possiamo farlo ancora, se vuoi…”
    
    Quasi subito, l’orgasmo.
    
    Poi, mi indicò un piccolo bagno attiguo alla camera, nel quale mi seguì.
    
    Seduti sul letto, cominciò a ...
    ... raccontarmi qualcosa di se. Niente di patetico, nessuna storia di fame o di miseria per giustificare la “cattiva strada”.
    
    A vent’anni, impiegata in un’azienda di Prato, era divenuta l’amante non nascosta del titolare, per questo particolarmente invisa alle due figlie di lui, che lavoravano nell’azienda paterna. Questi, era morto schiantandosi con la macchina contro un camion sulla Firenze-Mare, non prima di averla messa incinta. Dopo il funerale, le era arrivata la lettera di licenziamento.
    
    “Avrei potuto trovare un altro posto, eravamo entrati nel boom e il lavoro non mancava, fare l’impiegata e crescere onestamente e modestamente il figlio che sarebbe nato di li a pochi mesi. Invece, anche per allontanarmi dalla città e dai suoi chiacchiericci sull’amante del B*******, andai a partorire a Bologna, ospite di una mia cugina. Venne il momento del parto: un bel bambino, che ora ha dodici anni e che porta il mio cognome.”
    
    “In ospedale, conobbi una ragazza, lì per un piccolo intervento. Simpatizzammo, raccontandoci le nostre storie. In sostanza, era una squillo. Mi confidò che con un giro non esagerato di uomini, tutti benestanti, guadagnava un sacco di soldi. Non aveva protettore. La qualità dei suoi “clienti” era tale, da poter smuovere, contro eventuali importuni, anche la Questura. Diceva di avere assai più richieste di quelle che poteva soddisfare, tanto da potersi permettere di scegliere i nuovi clienti, lasciandone da parte molti.”
    
    “Senza mai dirlo apertamente, me ...