1. Erano i tempi - 1


    Data: 20/09/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... quel glande sugoso e lo succhiò come una prugna matura.
    
    Thalos, dal canto suo, non rimase inoperoso: con un guizzo abbrancò le natiche di Akos e si guidò nella bocca anelante il membro divino. Puro nettare stillava dalla minuscola bocca, nettare afrodisiaco, che rimosse da lui ogni residuo pudore.
    
    A lungo si succhiarono, finché l’orgasmo gli esplose nei lombi e schizzate interminabili di seme riempì loro la bocca. Rotto a tali piaceri, il Dio bevve avidamente il sugo asprigno di Thalos, apprezzandone appieno la consistenza vellutata; ma Thalos era nuovo a questo gioco e quando si ritrovò la bocca piena ebbe un momento di ripulsa , ma fu solo un momento: spinto dall’esempio del compagno e dalla pura gustosità del seme divino, lo degustò a lungo, prima di farselo scorrere goccia a goccia nella gola.
    
    Il sole era ormai tramontato, quando la nebbia si dissolse e i due si riscossero.
    
    “Non mi sbagliavo, quando ti ho visto nuotare nel fiume come un delfino.”, disse Akos, dandogli ancora un bacio.
    
    “Su cosa?”, chiese Thalos, ancora incantato.
    
    “Sul fatto che eri pronto a darmi il tuo amore”
    
    “Si fa notte! – esclamò Thalos, riscuotendosi – devo trovare un riparo: chissà quali pericolosi animali si aggirano qui di notte.”
    
    “C’è una capanna di pastori poco lontano, - fece Akos, alzandosi con un guizzo – vieni ti accompagno.”
    
    Lo prese per mano e tornarono nudi sul sentiero. Lo seguirono per un po’, senza parlare, ma beandosi entrambi delle emozioni che fluivano ...
    ... dall’uno all’altro, finché videro comparire una capanna di rami e frasche, al centro di un macchione di arbusti. Vi si diressero, facendosi strada fra i rovi; scostarono la fascina che ne chiudeva l’ingresso ed entrarono. L’interno aveva tutta la precarietà di un rifugio occasionale di pastori: un cerchio di pietre al centro, quale focolare, un giaciglio di foglie secche in un angolo, coperto da alcune pelli di pecora, e una rozza ciotola sbreccata su uno sgabello.
    
    “Qui staremo al sicuro”, disse Akos, risistemando la fascina a chiudere l’entrata.
    
    “Purché non vengano i lupi…”, esclamò Thalos con un sorriso.
    
    “Non verranno i lupi, - mormorò l’altro, andandogli vicino – e se verranno, ci sarò io a proteggerti.”
    
    “Ci sarai tu a proteggermi.”, ripeté Thalos, perdendosi nuovamente nello sguardo infuocato del dio, che lo avvolse fra le braccia, cercandone le labbra.
    
    Rimasero a lungo abbracciati, baciandosi con passione, poi si distesero sulle pelli di pecora del giaciglio e continuarono i loro giochi amorosi, amandosi con le labbra, con la lingua, con le mani, con le dita che esploravano vogliose ogni piccola piega dei reciproci corpi. Poi, le dita di Akos forzarono la minuscola apertura di Thalos.
    
    “Ti voglio…”, mormorò.
    
    “Sì…”, bisbigliò in risposta il giovane mortale e si sciolse dall’abbraccio, voltandosi e dandogli la schiena.
    
    Le sue natiche carnose furono presto oggetto delle attenzioni del dio, che le impastò febbrilmente, le morse, le baciò, le leccò, ...