1. Il cibo degli dei


    Data: 20/09/2017, Categorie: Etero Autore: Cinque madrigalisti più tre controvoci, Fonte: EroticiRacconti

    ... figa su di un giornale da barbiere, ci passammo a turno la bottiglia, fingendo che l'acqua sporca fosse liquido vaginale in eccesso. Bevemmo avidamente, imitando mugolii adolescenziali e lasciando scivolare sulle magliette interrate gli umori umidi e salmastri. L'odore del purgatorio che profuma d'inferno. Una prova tribale i cui afrori ancora mi rimbalzano come refoli di proustiane madeleines..
    
    La sinfonia, sì.
    
    Mi pare di sentire l'introduzione dell'andante maestoso del Barbiere di Rossini.
    
    È un allucinazione? Un sogno ad occhi aperti?
    
    Non so, ma odo l'oboe che con il pianissimo della sua linea melodica, porta all'inconfondibile tema dei violini...
    
    Come adoro cibarmi di te. Affondare le labbra e la lingua nella tua natura, pasteggiare con questa cozza dischiusa che offri a me, e che io non resisto a cercare di aspirare provando a staccarla dal suo guscio.
    
    Non ci riesco, ma mangio avidamente, passo la lingua, nell'intento di prosciugarne il gusto; mordo delicatamente, pur con la voglia di strappartela via, ché voglio portarmela con me, ché io ne ho bisogno.
    
    Taadaà... gli accordi in fortissimo, introducono l'allegro con brio...
    
    Prendi la mia nuca, la spingi più su, e trovo il tuo clitoride turgido, ma nascosto fra pieghe di vesti in morbidissima carne succosa.
    
    Devo svolgere e piegare con le dita per farlo uscire. Lo succhio. Inturgidisce di più.
    
    Lo mordo e tu ti accartocci, ti riapri, ti svolgi...
    
    E lecco, infilando due dita in te, alla ...
    ... ricerca di un punto sensibile.
    
    Tu con i gomiti poggiati, gli avambracci in alto, sembri un cucciolo che aspetta di essere accarezzato. Ma io non ho mani a sufficienza.
    
    Muovo le dita in te, leccando con la punta, quel tuo punto meravigliosamente sensibile. Tu fremi e gemi, ti inghiotti parole biascicate e sconnesse. Il tuo ventre si scuote.
    
    Ecco le scale e gli arpeggi discendenti e ascendenti; i colpi di timpani e grancassa...
    
    Il corno, poi il crescendo...
    
    Mugugni e a me si stanno intorpidendo le mani; mi duole lingua e so che domani avrò qualche ragade alla sua radice, perché sto esagerando nel gravare di questo moto inusuale, il suo sottile filamento.
    
    Ma che importa? Voglio farti impazzire, portarti in orgasmica estasi. Devi perdere la ragione. Non ritrovare la tramontana. E credo di stare per riuscirci.
    
    Mi tiri per i capelli, e poi mi allontani, ti inarchi. Poi ti raggomitoli.
    
    Dondoli le gambe, e poi le tendi. Fai versi astrusi e riesci a recitare le vocali in ordine sparso...
    
    Quanto ti adoro!
    
    Sì. Sì. Ecco! Clarinetto e fagotto lasciano di nuovo spazio al crescendo ampliato, c'è l'accelerazione. Ci siamo! Arriva il finale, grandioso e possente...
    
    Urli disperatamente, ti inarchi, vibri e io non ti mollo, lottando con le tue cosce che provano ad appiattirmi...
    
    Strascìni un “ Vengoooh... “
    
    Oscilli, traballi, sussulti e mi ritrovo la faccia inondata, a secchiate.
    
    Sono come sberle, non le avevo preventivate...
    
    Sono sbalordito. Mi accorgo ...