1. Io e mia sorella: capitolo 2


    Data: 13/05/2023, Categorie: Incesti Tue Racconti Autore: parolealvento.97, Fonte: RaccontiErotici.xyz

    ***** Piccola comunicazione di servizio *******
    Ho cambiato il titolo, mi piace di più questa versione!
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    La luce del mattino dissipò la nebbia creata da alcool e orgasmo.
    
    Mi guardai un attimo intorno; il letto di Nami, poco distante dal mio, implorava di essere rifatto. Ciondolai non molto allegramente verso la cucina, dedicando la solita breve carezza mattutina alla mia natica destra, e trovai mia sorella seduta sul divano, intenta a leggere un libro.
    
    La solidità di quanto successo la sera prima mi colpì con violenza allo sterno: gay, bacio, eccitazione. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai goffamente da dietro il divano, schioccandole un bacio sulla testa. Non parlammo molto di quanto mi aveva rivelato la sera prima, sapevamo che non ce n’era bisogno. Mi chiese semplicemente com’avessi fatto a intuire la sua omosessualità e le snocciolai una dopo l’altra le mie teorie, contandole sulle dita della mano:
    
    - “Una persona raramente è ancora vergine a ventitré anni, nemmeno le più ferventi credenti ci arrivano… si sposano prima! No, non iniziare - frenai il suo impeto -, so che sei vergine, me l’avresti detto se così non fosse! Inoltre, al liceo i ragazzi facevano quasi a botte per chiederti di uscire, ma a malapena consideravi le loro proposte; quelle rare volte in cui lo facevi, rientrata a casa la sera dicevi sempre che non ti eri trovata ...
    ... bene.”
    
    Continuai così per un po’, esplicandole l’elenco mentale di teorie (una più affascinante dell’altra), e finimmo per ridere quando mi domandò se mamma e papà lo avessero intuito.
    La giornata passò tranquillamente, alternammo l’ozio a inconcludenti sessioni di studio scandite da continui “Ma quindi quella volta…” e anche “Allora avevi capito che…” e ancora “Non ci credo, non posso essere stata così palese…”. Risposi alle sue domande quasi meccanicamente, la mia mente stava indagando su quella nota stonata che avevo avvertito la sera prima, quando le diedi quel bacio a stampo sulle labbra, cercandone le motivazioni e analizzando i desideri che io stessa celavo nel subconscio.
    
    La guardai, mi preoccupai. I capelli corvini e serici le cascavano in ciocche disordinate sulle spalle - quella mattina non li aveva raccolti, come sempre faceva, in una coda - e gli occhi, neri come la pece, erano incorniciati da una frangia ribelle. Le fissai per un secondo (che parve un’intera esistenza) le labbra carnose e d’impeto m’immaginai intenta a baciarle con passione, cercando di intuire quale sensazione quel consapevole contatto lascivo potesse scatenarmi nello stomaco.
    Ornella, dabbasso, richiamò la mia attenzione; la zittii subito e cercai di concentrarmi nuovamente sullo studio, maledicendomi per le diapositive che la mia mente mi proiettava.
    Cercai di distrarmi giocherellando con il cellulare e guardando i post di uno dei tanti social a cui ero iscritta: avevo paura di essere un libro ...
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