1. faccia d’angelo, provincia inferno


    Data: 14/08/2018, Categorie: Etero Autore: cockney, Fonte: RaccontiMilu

    ... che gli si sta per concedere, innamorata.
    
    -Si ma devo dirti dove abito, altrimenti chissà da chi vai- Marco ci osservava per nulla stranito, del resto lui ci era nato in quel fottuto posto e sapeva bene come si incastrano certe situazioni per evadere dallo stress della quotidianità.
    
    -Dopo cena, per le 22:00 sono da te- sorrise, e questa volta fu un sorriso malizioso che non seppi interpretare subito
    
    -Porto il dolce- aggiunse,alzandosi per telefonare.
    
    Aspettai che Marco dicesse qualcosa, ma non proferì parola, finquando non fui io a destarlo da quell’ intorpedimento vocale in cui era piombato da qualche minuto
    
    -Ragazzi io vi lascio, grazie per l’aperitivo- Eleonora si stava congedando da noi con la stessa educazione e grazia del quale ci aveva fatto dono stando li seduta con due annoiati quasi 30enni, a non dire nulla
    
    -Allora alle 22:00 Stefano, a dopo!- due casti baci sulle guance e via, verso i meandri del dolce far nulla.
    
    Aspettavo che Marco mi chiarisse le idee su Eleonora. Aspettavo che mi raccontasse qualcosa di lei, chi fosse in realtà, se era fidanzata, o forse, in cuor mio, aspettavo che mi delucidassa con qualche pettegolezzo sulla vita sessuale di quella dolce creatura dal viso d’angelo. Nulla. Marco era più omertoso e noioso della provincia stessa. Cambiò discorso, poi iniziò a telefonare, prima alla sua ragazza, poi ad un suo amico e in fine alla sua famiglia. Una raffica di chiamate che si susseguirono lungo tutto il tragitto coperto per ...
    ... riaccompagnarmi a casa. Le orecchie mi bruciavano per il silenzio. La sera passò in fretta. Mi misi ai fornelli, mi cucinai qualcosa di veloce, sistemai alla meno peggio casa e poi uscii per andare a noleggiare un DVD da poter guardare con la mia nuova amica. Le 22 arrivarono velocemente ed Eleonora si dimostrò anche puntuale come un orologio svizzero
    
    -Devi dirmi dove citofonare- mi disse al cellulare, visto che non le aveva detto il mio cognome. Salì la rampa di scale e sentii il ticchettio dei tacchi, poi sorpassato il pianerottolo la vidi spuntare con una mise diversa rispetto a quella indossata nel pomeriggio. Nulla di provocante, ma ogni cosa era maledettamente provocante se indossato da lei, con quella sua femminilità che tracimava da ogni poro. Mi porse un busta con del gelato dentro, mi schioccò altri due baci sulle guance e ci mettemmo seduti sul divano risistemato per l’occasione. Era giugno, faceva abbastanza caldo ed una tiepida aria entrava dalla finestra del terrazzo che avevo spalancato per combattare la prima afa romana. Iniziammo a parlare di noi, iniziammo a conoscerci un pochino meglio e scoprimmo di avere degli amici in comune in quel di Roma. Conoscenti per me, amici stretti per lei. Ridemmo di gusto e vidi che anche il sorriso, di Eleonora, era fuori luogo in quel contesto provinciale. Bevemmo un po di vino, mangiammo il gelato sporcandoci a vicenda sul viso, come due ragazzini rapiti dal momento. Il lettore dvd continuava a far scorrere le immagini del ...
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