1. Luca : il suo s v e z z a m e n t o precoce


    Data: 19/10/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: overbsx, Fonte: Annunci69

    Mi svegliò con un bacio, non fu un bacio sensuale, mi baciò dolcemente sulla guancia, era nudo e cercai di tirarlo a letto. Luca si staccò da me e scostando il lenzuolo mi mostrò una chiazza giallastra ancora umida. Devo lavarmi quella è uscita mentre dormivo; disse mentre scomparve nel bagno.
    
    Mentre mi Stringevo il cazzo, pensai che quel ragazzo riusciva a non essere volgare anche quando si esprimeva in maniera cruda.
    
    Facemmo colazione in veranda, Luca indossò una mia t-shirt molto larga tanto da coprirli il culetto, ma sotto non indossò nulla: compresi volesse sedurmi, seduto di fronte con i piedi vicino al culetto era un bel vedere: cazzo, scroto, buchino.
    
    Avevo voglia di prenderlo, riuscì a resistere anche al lascivio movimento della lingua mentre leccava le gocce di latte che credo volutamente, rimanevano su quelle labbra carnose.
    
    Fui perentorio nel dirli che se non avesse iniziato a raccontare ciò che volevo sapere: sarei partito la sera stessa. Mi sforzai ad essere serio e deciso nel dirlo. Luca guardandomi con i suoi occhi dolci, mi pregò di non interromperlo altrimenti non avrebbe più trovato il coraggio.
    
    Riprese dalle seghette che faceva al suo amichetto sino a farlo sborrare con la mano, ma che il suo amichetto non ricambiava; a lui piaceva e quindi lo faceva sborrare a volte anche due volte al giorno.
    
    Pensava che il sesso fosse quello, per cui era contento di segarsi avendo ancora la mano sporca della sborra del suo amico; poi un giorno…
    
    Ero ...
    ... con la mamma alla stazione della mia città, Bologna, il treno che arrivava dalla Sicilia annunciò 45 minuti di ritardo, aspettavamo la mia nonna. Saremmo ripartiti insieme per venire qui la settimana successiva; in estate sin da piccolo trascorro due mesi con la nonna.
    
    La mamma si diresse in sala d’attesa, ed io mi misi a girare in stazione.
    
    Vidi il cartello indicante i gabinetti pubblici, mi venne di fare pipì; una volta dentro avvicinatomi all’orinatoio a muro, abbassai i pantaloncini, e prendendo il pistolino iniziai a farla.
    
    Come al solito mi piaceva trattenerla e poi farla uscire a schizzi: lo tenevo scappucciato non accorgendomi che all’orinatoio accanto si mise un signore, io ero quasi appiccicato al muro, lui invece era ben distante, forse per quel motivo non mi accorsi del suo arrivo. Ebbi soggezione, pensai che mi avesse visto farla schizzi, mi voltai per vedere se mi stesse guardando: si mi guardava e sorrideva, abbassai lo sguardo per la vergogna, e fu allora che vidi il suo cazzo: grosso, grossissimo, nodoso, aveva vene gonfie, non era chiaro come il mio, era scuro e finiva con una grossa sfera di colore più chiaro. Rispetto al mio quello di Francesco, il mio amichetto di seghe, era grande, quello che vedevo ora era enorme. La sua mano scorreva su quella grossa salsiccia sino a fare scomparire la sfera rosa per poi farla ricomparire.
    
    No non era una sega, i movimenti erano molto lenti: non riuscivo a staccare lo sguardo da quel grosso cazzo, lui si girò ...
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