1. Bluetooth


    Data: 18/08/2023, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: EroticiRacconti

    ... Non tanto da essere un posto per coppiette, ma abbastanza da essere discreto. Uno di quei posti dove non c’è tanta illuminazione pubblica e dove le macchine passano veloci sulla strada. Mi ha detto di infilarmi dentro quell’aggeggio e ha sorriso quando, dopo che mi ero tirata su la gonna del vestito, ha visto che ero senza mutandine. Ormai quando esco con lui non le metto più. Mi ha detto “adesso ti faccio vedere come funziona davvero, puttanella” e l’ha fatto partire. Alla massima potenza, da subito. E io da subito sono impazzita, travolta dai brividi. Quell’affare ti ammazza, ti fa stringere le gambe e immediatamente dopo te le fa spalancare perché ti sembra insopportabile. Ti fa portare le mani all’inguine per proteggerti. Cambia il modo di vibrare, sembra che ti scatti dentro, che ti percuota il collo dell’utero, ti tormenta il punto G ma anche tutti gli altri punti dalla H alla Z. Ti spezza il corpo e ti spezza il respiro, ti strozza in gola gemiti e urla, ti fa implorare “basta” e ti fa supplicare “ancora”. Giancarlo se la godeva ad abbassarne l’intensità quando vedeva che stavo per toccare il limite e a spingerla al massimo dopo qualche secondo. Lo ha fatto cinque o sei volte, poi l’ha portata all’estremo e l’ha lasciata lì. E’ stato come vivere il secondo immediatamente precedente all’orgasmo, quello in cui non ce la fai nemmeno più a pensare “adesso arriva”, perché “adesso arriva” l’hai già pensato diverse volte e invece sta arrivando davvero, è sulla soglia. Solo ...
    ... che quella soglia non è durata un secondo, è durata minuti interi. Lunghissimi, interminabili, durante i quali credo di non essere riuscita ad articolare un solo pensiero. Mi sentivo tremare dentro e fuori, mi sentivo piangere. Tuttavia è stato solo quando mi ha sfiorato il grilletto che sono esplosa. E’ bastata una carezza per far diventare tutto nero e mandare tutto in pezzettini, per farmi attraversare da una scossa che avrebbe illuminato una città. Mi piacerebbe dirvi che il mio strillo si è sentito sul fondo degli oceani, ma onestamente tutto ciò che posso dirvi è che non mi ricordo un cazzo, tranne che sono morta e che dopo un po’ sono rinata. Non so nemmeno quanto tempo mi ci è voluto per riprendermi. Anche se “riprendermi” è una parola grossa.
    
    E’ stato solo allora che ho allungato la mano tra le gambe di Giancarlo e l’ho sentito duro come una pietra. Altro che impotente. Volevo sentire il suo cazzo, avevo bisogno del suo cazzo. Non tanto dentro di me. Avevo letteralmente bisogno di sentire cos’è un maschio. Ma è durato troppo poco. Lui mi ha preso con delicatezza la mano e l’ha riportata tra le mie cosce. Ancora ansimante e ad occhi chiusi ho sentito un ronzio e l’aria fresca della notte entrare in macchina. Ho sentito la sua voce che diceva “fumiamoci una sigaretta”. Ho sentito la carta del filtro sulle labbra e il clic dell’accendino.
    
    Sono rimasta per un po’ di tempo così, afflosciata sul sedile. Ho riaperto gli occhi tenendo lo sguardo fisso di fronte a me. Poi ...