1. 006 i vespri e le oscenitÀ' della sborra


    Data: 16/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... tratti gelata. Dovevamo lavarci in coppia poiché i doccioni disponibili non erano sufficienti a coprire tutti gli ospiti dell’istituto. I preti se ne stavano invece allineati ad osservarci, con le verghe o le cinghie in mano, o le braccia dietro alla schiena. Tra noi e loro v’era come un’aura lasciva di lussuria macerata allo scrosciare di tutta quell’acqua. Ci osservavano con sguardi severi e licenziosi.
    
    D'un tratto alcuni di loro indossarono grembiuli di tela cerata di colore scuro e varcarono il cordolo di separazione tra pavimento asciutto e pavimento bagnato.
    
    Ad ognuno di noi fu inflitto enteroclisi.
    
    I veterani attendevano quieti il proprio turno, mentre restava evidente quanti di noi fossero giunti in istituto da poco tempo, poiché atterriti dalla completa assenza di ogni privacy e da quanto ci avrebbe aspettato.
    
    I monaci muniti di grembiule svitavano i doccioni dal flessibile e infilavano l’estremità nell’ano cosi che ciascuno subisse - tutti i giorni - la pulizia della propria ampolla rettale.
    
    E' per decenza e pudore che non mi soffermerò sui dettagli impropri di quello schifo che vidi dispiegarsi sul pavimento alle docce durante quell' immondo risciacquo quotidiano.
    
    Mi spiegai solo in seguito quanto l'assunzione di fermenti lattici che ci furono somministrati costantemente ci fosse necessaria, perché quegli impropri lavaggi del retto procuravano seri scompensi alla flora batterica che tuttavia.. tuttavia non aveva occasione di svilupparsi a fronte ...
    ... dei quotidiani enteroclismi.
    
    Ma era la regola ferrea dell'istituto. E noi deperivamo ogni giorno.
    
    Se i veterani mostravano dagli spurghi d'acqua limpida le proprie interiora più pulite, ostentando per altro una buona capacità di sopportazione, noi altri giunti da poco, trattenevamo disperatamente le nostre vergogne ma il cedimento degli sfinteri era pubblicamente inevitabile. Scaricammo ogni possibile sostanza di noi stessi, compreso la dignità.
    
    Passammo poi alle preghiere, poi al refettorio per la colazione e all'albeggiare si passava a tutte le attività pratiche e teoriche di una sana educazione maschile.
    
    E' per amor di verità che chi vi scrive tiene a precisare che mai - e lo ripeto - mai avevo portato movenze femminili.
    
    In quel monastero i preti avevano allora il compito di "rettificare le devianze femminee dei giovani rampolli di ogni membro di famiglie di alto lignaggio". Fu quanto lessi sull'atto costitutivo dell'ordine religioso che ci tenne in "cura".
    
    La mia virilità per altro ben riconosciuta da tutto il corpo religioso, non mi valse però la dispensa da tutte le discipline.
    
    Smisi di sperare in un subitaneo ritorno a casa e mi rassegnai al programma riuscendo eccellentemente nel tiro con l'arco, nell'idraulica e nella riparazione dei motori. Ero un abile combattente di pugilato, e la mia agilità e robustezza mi valsero inaspettati risultati nel rugby.
    
    Il mio istruttore di pugilato – un uomo dalla toga sempre ben stirata e che levava solo sul ...
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