1. 006 i vespri e le oscenitÀ' della sborra


    Data: 16/07/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    Quando in collegio mi diedi conto di essere finito in un luogo dove il vizio poteva imperare indisturbato sulle nostre teste, fu per me occasione di profonda sgomento. Era un senso oscuro che mi pervadeva fino a gelarmi gli arti e che mi gettava come in uno stato di immediata prossimità al pericolo. Temevo sempre nello sviluppo di eventi dalle conseguenze sfavorevoli. Fatali.
    
    C’era in quel luogo qualcosa di davvero sinistro. Non erano le guglie, i pinnacoli, le pietre o le effigi che ornavano il grande monastero. Di certo non incoraggiavano, ma erano i grandi spazi chiusi, il silenzio, l’eco di voci e urla disperate, ed il frenetico muoversi di passi improvvisi a gelarmi il sangue in quel mio lungo soggiorno.
    
    Ero in quel luogo da non più di tre giorni. Ero come in isolamento dentro una cella di due metri per due con un annesso piccolo servizio igienico.
    
    Il quarto giorno parve che qualcuno si fosse finalmente ricordato di me.
    
    Erano le quattro del mattino ed una voce mi destò dal lungo sonno. Quando aprii gli occhi vidi un monaco vizzo in volto con due grossi occhi glauchi che mi fissavano immobili. In un italiano imperfetto mi ingiunse di spogliarmi. Ormai avevo superato la fase iniziale della mia disperazione e così ero come entrato in uno stato mentale che mi rendeva docile animale disposto a tutto pur di restare lontano da quel sentimento di prossimità al pericolo.
    
    Mi spogliai, ma poi si mise a latrare come cane rabbioso indicando l’uscita. Io mi misi a ...
    ... correre nudo, e dalle stanze attigue dalle porte semi aperte udii urla latranti di altri monaci che infierivano su poveri malcapitati come me.
    
    Corsi come un dissennato per il grande corridoio e ricordo che mi chiedevo cosa mai stesse capitando, se tutto questo fosse normale o se questa follia così organizzata non fosse per me un nuovo ordine di normalità a cui avrei dovuto presto adeguarmici.
    
    Dalle porte ai lati del grande corridoio sciamavano coetanei nudi anche loro, con la pelle marcata da cinghiate e graffi. C’era nei volti di quei ragazzi come un espressione di rassegnazione. In altri vi albergava il puro terrore. In altri ancora vi era come l’espressione di certi morti, impassibili e contratti.
    
    Seguii la fiumana di femminielli doloranti fin verso il salone delle docce. Mi misi subito sotto lo sciacquone e nell'abluzione scorsi quei corpi angusti con le loro movenze femminee. Erano tutti, o quasi, effeminati e mi parve che la “correzione” comportamentale a nostro carico non sortisse alcun effetto sui corpi di giovinetti rinchiusi in quel luogo da diverso tempo.
    
    Qualcuno ostentava nelle movenze delle goffe parvenze virili; ma un polso, una mano o la stessa ponderazione del loro stare eretti tradiva una condizione tutt'altro che maschile.
    
    Era chiaro che quelle giovani creature erano state strappate dalle loro case felici, dai loro giochi da bambine e dalle loro gaie aspirazioni per essere "rettificati" nel loro comportamento.
    
    L’acqua a tratti era rovente, a ...
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