1. La migliore amica (prima parte)


    Data: 20/06/2023, Categorie: Lesbo Autore: alebardi, Fonte: Annunci69

    ... “Interessante, ma alla fine hanno detto cose che sapevamo già. Tu che dici?”.
    
    “Si, credo anch’io”.
    
    “Senti”, suggerì lei, “è ancora presto. Perché non andiamo a berci qualcosa da qualche parte? Per una sera che possiamo starcene un po' senza mariti…”.
    
    Guardai l’orologio. Erano le dieci e mezza. “Ma si. Perché no? Dove andiamo?”.
    
    “Ti porto in un posto che conosco e che è molto carino. Tra l’altro è qui vicino”.
    
    Salimmo in macchina e partimmo.
    
    Dieci minuti dopo stavamo entrando in un locale dove non ero masi stata. Si chiamava “Martine”. Strano nome, pensai.
    
    Seguii la Nadia che sembrava muoversi a suo agio e andammo a sederci ad un tavolo d’angolo in fondo alla sala. Ci mettemmo sullo stesso lato, lei seduta alla mia destra, entrambe con le spalle al muro e lo sguardo libero di spaziare in tutto il locale.
    
    Mi stavo guardando un po' in giro quando mi chiese: “ti piace?”.
    
    Stavo cercando di capire. “Beh”, le risposi, “è molto carino ma…”. Fu in quel momento che notai due ragazzi che se ne stavano in piedi al bancone. Avranno avuto venticinque anni, trenta al massimo. Stavano evidentemente aspettando che la barista prendesse la loro ordinazione, e altrettanto evidentemente si stavano baciando con passione. Rimasi paralizzata e venni svegliata dalla voce della Nadia: “ma… cosa?”.
    
    Mi guardai meglio in giro e mi voltai verso di lei. Non riuscii a nascondere il tono di inquietudine che mi aveva preso. “Cazzo, Nadia! Ma è un locale gay!”.
    
    Mi rispose con ...
    ... una calma olimpica, sghignazzando leggermente: “e allora? Non avrai mica problemi di questo tipo…”.
    
    La voce di mio marito mi devastò il cervello: “è lesbica…”.
    
    Non mi lasciò il tempo di dare razionalità ai miei pensieri e continuò: “nei due anni che ho vissuto a Boston andavo speso in locali gay. Ho scoperto che sono più curati, più puliti, i camerieri sono più gentili, e non hai le mosche degli uomini che ti girano intorno chiedendoti se vuoi bere qualcosa. Come se bere fosse la cosa a cui stanno pensando mentre te lo chiedono…”.
    
    Provai a restare calma, ma era uno sforzo inutile. La guardavo ma non sentivo più le sue parole. Non facevo altro che chiedermi se quel cretino del Marco non avesse avuto davvero ragione. La osservavo e la scrutavo come non avevo mai fatto prima, e lei se ne accorse.
    
    “Perché mi guardi così? C’è qualcosa che non va?”.
    
    Cercai di riprendermi e balbettai: “no, no… tutto ok”.
    
    “Ah… mi stavi guardando in modo così strano… Vabbè, cosa beviamo?”.
    
    Mi distrassi un po' concentrandomi sul menù e tornai a controllarmi come sempre. In fondo, pensai, una donna moderna come volevo essere io non poteva certo avere problemi a passare un po' di tempo con la sua migliore amica in un locale gay.
    
    Nei dieci minuti successivi tutto tornò alla normalità. Ordinammo, due bloody mary, cominciammo a bere e parlammo del più e del meno.
    
    Poi le feci una domanda della quale mi pentii subito: “ci vieni spesso qui?”.
    
    Mi rispose serenamente, come sempre: ...
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