1. Addis Abeba, 1938 (2)


    Data: 01/07/2018, Categorie: Etero Autore: beast, Fonte: EroticiRacconti

    ... quella pelle color cioccolato.
    
    Avvicinò Il dito indice e con il dorso la sfiorò.
    
    Accarezzava quella pelle liscia e scura come incantato, dopo un po’ lei si girò sulla schiena, divaricò le gambe, prese la sua mano e fece spostare il dito indice di lui lungo la linea morbida del suo ventre, lo fece passare attraverso l’ombelico e scendere ancora fino a un foltissimo ciuffetto di peli ricci, compatti e duri.
    
    Il cazzo del tenente già premeva contro la patta, compresso com’era da quella posizione accovacciata.
    
    E quando il dito arrivò a sfiorare le labbra carnose ebbe un ulteriore sussulto.
    
    Lei stava con le palpebre abbassate e la bocca socchiusa, la punta della lingua, incredibilmente rosa tra quelle labbra così scure, si muoveva eccitata a destra e a sinistra, umettandole.
    
    Teneva sempre il dito e lo dirigeva come se fosse la punta di una penna, disegnando dei ghirigori invisibili sulla sua carne che cominciava a trasudare umori dolci e vischiosi.
    
    La donna stava eccitandosi sempre di più e suo bacino aveva preso a muoversi ritmicamente premendo con una certa insistenza contro il dito del ragazzo.
    
    La fragranza esotica e speziata del suo sesso pervadeva l’aria, penetrando a fondo nelle narici dell’uomo.
    
    Il tenente era troppo eccitato per proseguire oltre con questo gioco e si spogliò velocemente lasciando cadere la divisa color cachi sul pavimento.
    
    Prese posto al fondo del letto, inginocchiandosi in modo da trovarsi con la faccia di fronte al sesso ...
    ... della ragazza.
    
    Guardò quella carne abbrustolita e così profumata e sempre più bagnata.
    
    Il profumo era fortissimo, ricordava benissimo come lo aveva colpito la prima volta che lo aveva sentito.
    
    Allargò quelle cosce, morbide e nere, avvicinò il viso a quella vagina così profumata e con la punta della lingua le diede un colpo leggero, lei reagì inarcando la schiena e lanciando un gemito verso il soffitto.
    
    Se il profumo era intenso, il sapore lo era ancora di più, acre ma eccitante da morire, gli sembrò di leccare il sesso di un animale selvatico.
    
    Mentre lui la leccava serrandole forte il bacino lei si torturava i piccoli seni a punta, tirando verso l’alto i capezzoli e poi rilasciandoli andare.
    
    Poi fece scendere le mani accarezzandosi il corpo minuto e sinuoso, fino ad arrivare alle mani di lui, intrecciando le dita con le sue, creando un’alternanza di bianco e nero, come fossero i tasti di avorio ed ebano di un pianoforte di carne.
    
    Le strinse e le tirò verso l’alto in modo che lui fosse costretto a lasciare la posizione per venirsi a sdraiare sopra di lei.
    
    Stefano ubbidì come se fosse in trance e si sdraiò sopra quel corpo bollente e scuro.
    
    Come sembrava pallido sopra di lei, un verme rosa chiaro sopra una venere nera.
    
    Il suo pene puntava dolorosamente contro i peli pubici di lei, poteva sentire quanto fossero fradici, completamente bagnati dagli umori prodotti dall’eccitazione e delle saliva che lui vi aveva appena lasciato.
    
    La guardò come per ...