1. Addis Abeba, 1938 (2)


    Data: 01/07/2018, Categorie: Etero Autore: beast, Fonte: EroticiRacconti

    Certo l’essere umano per certi versi è incomprensibile, ci sono uomini che possono trattare gli altri simili da schiavi o pretendere con la forza o con il denaro un rapporto sessuale da una donna, altri che addirittura possono uccidere un altro essere umano senza porsi troppi problemi.
    
    Ce ne sono altri che invece non farebbero mai nessuna di queste cose o che quantomeno nel farlo si pongono delle domande.
    
    Stefano Astolfi era uno di questi casi.
    
    Giovane ufficiale, milanese di buona famiglia, era stato richiamato nell'esercito a 26 anni e spedito in Africa come tanti altri giovani uomini, che al pari di lui provavano un senso di smarrimento.
    
    L’esercito non li aveva dotati di una attrezzatura adeguata ma soprattutto non li aveva minimamente preparati psicologicamente.
    
    Era arrivato ad Addis Abeba da meno di un mese, sbattuto da un giorno all’altro in un altro continente, così diverso dall’Italia che aveva lasciato.
    
    Quel pomeriggio, in una squallida cameretta africana, trovarsi di fronte una giovane donna che sembrava una bambina, lo sguardo fiero ma triste con cui lei lo aveva osservato mentre era intento a tirarsi su le braghe, dopo aver lasciato che il suo sperma disegnasse bianchi ricami sul suo viso color dell’ebano.
    
    Quel pomeriggio aveva sentito il peso di tutte le ingiustizie del mondo posarsi sulle sue giovani spalle.
    
    Tornando verso la caserma, con gli altri commilitoni che ridacchiavano sguaiatamente chiedendogli di raccontare loro i particolari ...
    ... piccanti, sentiva di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma nonostante ciò sapeva anche che la sola cosa che voleva fare era ritornare da lei il prima possibile.
    
    Nella sua piccola camera della caserma, sdraiato sul letto, con le mani intrecciate sotto la nuca contemplava il soffitto scrostato senza vederlo, la sua mente vagava, anzi, la sua mente era persa nel nulla, non essendo in grado di elaborare i sentimenti che gli si ingarbugliavano nel percorso tra cuore e cervello.
    
    Il giorno seguente, negli uffici degli alti comandi, sbrigò distrattamente i suoi compiti e poi non poté fare altro che aspettare la fine della lunga giornata.
    
    Appena il trombettiere ebbe suonato il “rompete le righe” si diresse con passo rapido verso la casa di Madame.
    
    L’enorme nero all’ingresso lo riconobbe e lo fece entrare, un sorriso beffardo dipinto sul volto.
    
    Salutò la tenutaria frettolosamente e si diresse verso il piano superiore facendo gli scalini due a due, ma arrivato davanti alla camera della ragazza, con disappunto si avvide che la chiave, con la sua nappa bordeaux non era inserita nella serratura, come era stato il giorno prima.
    
    Gli avevano spiegato che poteva significare solo una cosa, c’era già un cliente con lei.
    
    Avrebbe voluto tirare giù la porta a calci, ma sapeva che Madame non l’avrebbe gradito e avrebbe fatto immediatamente intervenire l’enorme buttafuori di colore.
    
    Non gli restava che attendere, più o meno pazientemente, che il cliente che lo aveva proceduto ...
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