1. Allergico alla bellezza


    Data: 30/06/2018, Categorie: Etero Autore: Zindo, Fonte: Annunci69

    ... aiuto a Giovanni era inesistente, era stata solo una scusa per stuzzicare il collega carino e troppo per benino verso di lei. Non poteva immaginare che il povero Giovani, a fronte delle sue esibizioni. soffriva invece di quel poco gradevole effetto di cui si è detto: l'antieccitazione.
    
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    Appena Elena gli aveva chiesto telefonicamente se per caso avesse visto dei particolari documenti, Giovanni aveva controllato dentro la sua borsa. Chissà come erano finiti tra le sue carte: erano nella borsa che lui aveva portato via.
    
    Il suo malore ormai era sparito. Subito era andato a portare i documenti alla collega, precipitosamente. In un baleno era arrivato a casa di Elena e nonostante il buio (forse per un guasto tutti i lampioni della strada erano spenti) era riuscito ad individuare il pulsante del campanello ed aveva pigiato. Senza neppure chiedere chi fosse, come se lo stesse aspettando, Elena gli aveva aperto la porta e l'aveva fatto entrare. Aveva aperto tenendosi con il corpo nascosto dietro l'anta girevole, sporgendo solo il capo per vedere chi aveva suonato e, visto Giovanni, gli aveva semplicemente detto “Entra”.
    
    Appena richiusa la porta Elena era apparsa a figura intera agli occhi di Giovanni: che visione! Che abbigliamento! … Ammesso che si potesse definire abbigliamento quello che Elena aveva sul corpo. Calzava stivali in pelle o nappa neri lunghi fin sopra il ginocchio, con tacchi altissimi; portava otto anelli, uno per ogni dita della mano diversi dai ...
    ... pollici e poi... difficile da dire il resto. Aveva una specie di tanga di pelle nera o forse solo un triangolo bordato da occhielli metallici, di nappa sul pube; più che un vero reggiseno una specie di sostenitore delle tette, sempre in pelle, con bordi chiodati e poi, poi nient'altro che stringhe di cuoio nere, tante stringe, infinite stringhe. Stringhe che passavano negli occhielli del “tanga” e avvolgevano i fianchi, facendo da sostegno al copri figa; stringhe che sostenevano il “reggi tette” chiodato passando dietro al collo, stringhe che tenevano i capelli di Elena raccolti in una coda di cavallo, stringhe avvolte a spirale attorno alle braccia nude, altre attorno alle cosce e persino stringhe tenute nelle mani, penzoloni. Potevano essere ancora da sistemare attorno al corpo di lei o, hai visto mai, da usare come scudisci sul corpo di Giovanni, allibito da quella visione.
    
    Con voce autorevole Elena lo aveva scosso impartendogli quasi un ordine più che un invito: “Che fai lì impalato? Dai, vieni!” e lo aveva preceduto dirigendosi verso una delle tante porte. Che fianchi, che culo, che passo lanciato.
    
    “Dai, vieni” gli aveva ripetuto appena oltre la porta, quando giunti in camera da letto lei si era seduta sul bordo, a cosce divaricate.
    
    Giovanni aveva esitato un attimo e quella con tono autoritario “Vieni, ho detto”.
    
    Giovanni aveva mosso un passo ed Elena lo aveva bloccato, alzando una delle due gambe, arrivando a poggiare il lungo tacco dello stivale sul basso ...