1. Il viaggio di Cecilia 6


    Data: 07/12/2022, Categorie: Sentimentali Autore: beatrice, Fonte: EroticiRacconti

    ... domanda giusta, è uovo, trementina e distillato di rose, mescolato insieme: serve a non far marcire la ferita, una delle cose che ho imparato a Parigi",
    
    "sarei una donna...",
    
    "vestita da uomo non l'avevo notato, chiedo venia" e a Michele "fatto, potete portarlo in branda, domattina passo a vedere come sta, ah! se vuole cenare che ceni"
    
    uscirono trascinando Marco
    
    "vieni anche tu?"
    
    mi chiesero in coro,
    
    "si, avviatevi",
    
    "che maleducato, mi chiamo Giacomo",
    
    "capita... Cecilia, dicevo... venite a cena con noi?"
    
    così si unì a noi, a tavola ci raccontò degli studi e di quando entrò a corte come aiutante del medico di Maria de' Medici, dello sfarzo e spreco che vi regna, del Concini vero re in ombra, poi il ritorno a Firenze con l'arrivo del Richelieu; noi tutti pendenti dalle sue labbra ad ascoltare. Sapeva tante cose, alcune le capivo perché me le aveva accennate Federico, altre non ci arrivavo proprio.
    
    Poi di colpo si commosse e gli occhi, al chiarore delle candele sul tavolo, gli brillarono: parlò della figlia, un segreto disse, Elisabetta, cresciuta da principessa e adesso regina in Spagna; "l'ho tenuta in braccio poche volte" disse "non avrei mai dovuto rivelarle nulla, pena lo squartamento, com'è toccato poi, vent'anni fa, al Ravaillac"
    
    "vi state commuovendo..."
    
    dissi,
    
    "oh si, quella monella che ho visto diventare una ragazzina, era un fiore di solo tredici anni quando la mandarono in sposa a Felipe, non l'ho più rivista e mi manca ...
    ... tanto... è rossa come voi sapete?",
    
    l'emozione fu tanto forte che proruppe in un pianto, l'istinto mi guidò ad abbracciarlo e consolarlo, e lui fra le mie braccia sussurrò con la voce rotta: "adesso me la immagino bella e gentile come voi",
    
    vidi gli occhi del mio Mario lucidarsi, capii che anche lui avrebbe voluto poter fare qualcosa per quell'uomo,
    
    forse anche solo portarlo con noi ed imbarcarlo a Livorno su una nave per Barcellona.
    
    L'ora si faceva tarda, ma sotto le arcate e coll'aria fresca, che risaliva dalla foresta si stava benissimo, bevemmo anche un cognac che aveva imparato a fare in Francia, una specie di grappa però più dolce e con un bel colore ambrato; era forte e al primo sorso mi bruciò la gola, poi disse che andava sorseggiato piano respirandolo, magari riuscendo a scaldare il bicchiere con le mani: eseguii, anzi lo facemmo tutti, il profumo man mano aumentava. È molto buono, tutt'oggi ne bevo sempre un bicchierino. Andammo a letto più alticci del solito. La stazione aveva un gineceo e le donne stavano tutte insieme in due cameroni. Vestita da uomo com'ero avrei potuto dormire con Mario, ma scelsi di non farlo: volevo essere libera di pensare e sognare il mio amore.
    
    Non saremmo ripartiti il giorno dopo, con Marco ferito, forse nemmeno quello appresso. Ma lassù si stava bene e il velo di afa era parecchio più in basso.
    
    Dormii con la coperta in un letto molto pulito.
    
    Fu un biennio difficile quello del 1630 e il 1631.
    
    La mia mente era rivolta a ...