1. Gli stessi nostri pensieri


    Data: 14/06/2018, Categorie: Lesbo Sensazioni Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... non era nei programmi, per il fatto che io volevo soltanto capire che cos’avessero in mente quelle come lei, solamente appurare e in definitiva verificare che fossero preda degli stessi nostri pensieri, in quanto giammai avrei ipotizzato né postulato un minimo contatto fisico. Senza guardarmi con gli occhi, lei si sfila laboriosamente l’impermeabile dalla testa senza nemmeno sbottonarlo, ha una maglia nera leggera un po’ trasparente, non porta nulla di sotto, poiché non ne ha effettivamente bisogno. Là dentro s’intravedono dei seni di media grandezza, a dire il vero incredibilmente duri ed eccezionalmente sollevati, mai intravisti in una donna che abbia passato l’adolescenza, appresso solleva la maglia fino al collo, ha una pelle bruna e compatta, i capezzoli sono scuri, l’areola è tesa, leggermente gonfia e lucida, la parte centrale rilevata è più olivastra. Lei ha un seno magnifico, intatto, conico e perfetto, dal momento che starebbe perfettamente ben inserito dentro una coppa di champagne:
    
    “Ti piaccio?” – esordisce lei, fissandomi svenevolmente in modo lezioso e garbato in quella circostanza.
    
    Io non so proprio che cosa dirle né manifestarle, certo che mi piace, come m’attrarrebbe indubbiamente una modella su d’un giornale, un quadro di Degas o una femmina grassona di Botero, nulla d’inconsueto né di strano. Capita perfino al mare di vedere donne magnifiche seminude e con ciò? – rimugino dentro me stessa, decisamente avvinta e per di più attratta e ...
    ... indiscutibilmente coinvolta.
    
    “Dai, aggiunge lei” – sogghignando e riprendendo ad accarezzarmi il collo, strizzandomi nel contempo l’occhio, facendomi ben sperare.
    
    In quel preciso atto distinguo perfettamente i suoi capezzoli rapprendersi, fino a diventare incurvabili, ostinati e allungati. Adesso sono lucidi e quasi neri, talmente rigonfi che puntano tenaci e inflessibili verso l’alto, perché così appoggiati sullo splendore intatto e olivastro della pelle, sembrano francamente due serpentelli neonati pronti a guizzare via. Io non resisto, combatto ma desisto, tenuto conto che ha un effetto che mi tronca irrimediabilmente il fiato, per il fatto che il cuore mi batte energicamente nel petto poiché sembra voler uscire, percepisco distintamente il viso diventare paonazzo, adesso mi devo controllare un poco, devo dominarmi, cerco di sovrastare il tutto di fronte a quella prorompente imminenza. Chi sono? Non mi capisco più, perché qualcosa di me che sguscia via, che si dilegua, sgattaiolando e svignandosela dalla mia coscienza, per il fatto che ho una smania terribile addosso e un’inedita inquietudine che mi sovrasta, padroneggiandomi, ergendosi potente, depredandomi e saccheggiandomi in ultimo implacabilmente le membra.
    
    Questo è il mio corpo, una centralina pulsante d’esaltazione e di completo fermento, la sede principale martellante e fremente degl’impulsi, la il bottone e la dimora guizzante dell’incitamento, in quell’occasione mi butto in avanti e afferro quel seno malleabile, lo ...